Femminicidio di Giulia Tramontano: emersi nuovi dettagli sull’autopsia e sulle indagini
Emersi nuovi dettagli dall'autopsia sul corpo di Giulia Tramontano e perché questi sono giorni importanti per le indagini
Questi sono giorni molto importante per il delitto di Giulia Tramontano e del piccolo Thiago, il piccolo che portava in grembo e che sarebbe dovuto nascere a breve. Gli inquirenti sono in attesa della relazione completa, per capire le accuse per Alessandro Impagnatiello.
Lo scopo di queste indagini è quello di poter andare al giudizio immediato, con il quadro completo e soprattutto con tutte le aggravanti che si possono contestare.
Dall’autopsia è emerso che sono ben 39 i fendenti che l’uomo ha inferto alla 29enne incinta. Probabilmente l’ha colpita da dietro, sul collo, poiché il medico legale non ha trovato segni che potessero far pensare ad un tentativo di difesa.
Da un sopralluogo nella casa hanno trovato anche un veleno per topi e si pensava che potesse averlo dato alla compagna, a sua insaputa. Però questa ipotesi è stata scartata dai risultati degli esami tossicologici.
Inoltre, nei minuti successivi al delitto Alessandro Impagnatiello ha provato a bruciare il corpo nella vasca da bagno, per eliminare le prove. Però, non essendo riuscito nel suo obiettivo, ha provato anche nel suo box auto.
La madre ed il fratello, mai iscritti sul registro degli indagati, ora sono esclusi da ogni coinvolgimento. Si pensava che potessero averlo aiutato nel disfarsi del corpo, ma in realtà la signora ha girato con lui per Senago, con la speranza di poter ritrovare Giulia viva.
Il delitto di Giulia Tramontano
Giulia Tramontano purtroppo ha perso la vita nella sera del 27 maggio. Era tornata a casa dal compagno, dopo un incontro con l’altra ragazza che Alessandro Impagnatiello frequentava da circa un anno.
L’uomo prima di ammettere il delitto, ha fatto credere a tutti che la ragazza era andata via di casa dopo la discussione. Tuttavia, grazie alle prove raccolte ed alla versione della sua altra fidanzata, che sono riusciti ad incastrarlo.
Il 30enne quando ha capito che non poteva più mentire, ha deciso di dire la verità e di far anche ritrovare il corpo. Lo aveva occultato dietro un’intercapedine in una zona dismessa di Senago, a circa 500 metri dalla loro abitazione. Prima di nasconderlo lo ha tenuto per 4 giorni tra il box e la cantina del loro appartamento.