Giovanni Padovani ai pm: “Non posso credere che non la rivedrò mai più”
Giovanni Padovani è apparso davanti ai pm e ha dichiarato di non aver premeditato il delitto: "Sono stato colto da una furia cieca"
Giovanni Padovani, il calciatore 27enne che ha tolto la vita alla sua ex Alessandra Matteuzzi, è apparso davanti ai pm della Procura di Bologna.
L’uomo ha cercato di spiegare la sua esasperazione, ribadendo che quel giorno non aveva premeditato il delitto. Ha raccontato di essere stato colpito da una furia che lo ha accecato e che aveva portato con se il martello solo per legittima difesa. Aveva paura del cognato di Alessandra Matteuzzi, che a suo dire lo aveva già minacciato in precedenza.
Lei era la mia droga, la mia ossessione. Non posso credere che non la rivedrò mai più. Sono stato colto da una furia cieca.
Anche il legale, dopo l’interrogatorio, ha rilasciato le dichiarazioni della difesa, commentando che il suo assistito ha voluto spiegare come un ragazzo di 27 anni sia arrivato a compiere un tale gesto nei confronti di una donna di 56 anni, di cui era totalmente ossessionato ed innamorato. Di seguito, le parole dell’avvocato di Giovanni Padovani:
Con sofferenza e patimenti ha riferito circostanze e fatti utili a spiegare come un ragazzo di 27 anni sia arrivato all’esasperazione, tale da compiere un gesto di tale gravità nei confronti di una donna così più matura di lui. Ha spiegato ai pm la condizione alterata dovuta da un lato ad una sua predisposizione psichica, dall’altro alla relazione fortemente tossica e morbosa con la donna.
La difesa per Giovanni Padovani
L’intenzione del legale difensore di Giovanni Padovani è quella di richiedere una perizia psichiatrica con incidente probatorio prima dell’inizio del processo. Mentre quella della Procura è di richiedere un giudizio immediato. La decisione spetterà al giudice.
Il delitto di Alessandra Matteuzzi
Alessandra Matteuzzi aveva denunciato il suo ex per stalking, ma le indagini non erano ancora partite. Un mese dopo, la sua vita è stata spezzata per sempre sotto la sua abitazione.
Giovanni Padovani la chiamava in modo ossessivo, così come faceva con i suoi familiari. Aveva assunto un investigatore privato, si era convinto che Alessandra lo tradisse. Si presentava sotto casa sua, senza preavviso e le faceva dispetti come metterle lo zucchero nel serbatoio dell’auto, tagliarle le come e staccarle la corrente in casa, così da costringerla a scendere per controllare i contatori.
Il giorno del delitto, Alessandra era convinta che Giovanni si trovasse con la sua squadra e non a Bologna. Era tornata a casa, dopo essere stata con sua sorella, per dare da mangiare al cane. Le due erano ancora al telefono, quando la donna di 56anni ha raggiunto l’abitazione ed ha visto il suo ex che la stava aspettando.
Padovani si è accanito su di lei, prima a calci e pugni, poi con un martello e alla fine con una panchina in ferro battuto che si trovava sotto il palazzo. I vicini sono intervenuti e hanno chiamato le autorità. Giovanni è rimasto ad aspettare e si è fatto arrestare senza alcuna resistenza.