Omicidio di Colleferro, anche Giuseppe Conte rompe il silenzio: la chiamata ai genitori e la richiesta di giustizia
Omicidio di Colleferro, anche Giuseppe Conte ha deciso di rompere il silenzio e di parlare del tragico assassinio di Willy Monteiro
È arrivato anche il messaggio del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il Premier ha rotto il silenzio sul brutale Omicidio di Colleferro, ha spiegato di aver chiamato i genitori del povero Willy. Il lungo post diffuso sui social ha fatto riflettere.
La tragedia che ieri si è abbattuta sui familiari di Willy Monteiro Duarte mi ha colpito profondamente. Mi ha lasciato scioccato. Un ragazzo che aveva da poco varcato la soglia dei 20 anni, studiava e lavorava, viveva appieno le proprie passioni, le proprie emozioni. Coltivava i propri sogni ed era probabilmente esposto alle tante incertezze che impensieriscono i giovani intenti a costruire il proprio futuro di vita personale e professionale.
Inizia così il lungo post di Giuseppe Conte. Una breve presentazione di chi era il ragazzo e una riflessione di gran lunga attuale. Poi, il racconto di quella tragica notte, una notte senza regole in cui la follia e la violenza hanno regnato sovrane:
All’improvviso gli si è abbattuta addosso una violenza sorda e immotivata. Ci stringiamo tutti vicini alla sua famiglia, alla sua comunità di Paliano, a tutti coloro che l’hanno amato e apprezzato. Ho trasmesso questo sentimento ai suoi genitori, a sua sorella, pur nella consapevolezza che è difficile comprendere fino in fondo l’angoscia procurata da una sofferenza così acuta e dolorosa.
Giuseppe Conte chiede giustizia
Willy purtroppo non tornerà indietro, ma ora quello che si deve fare è indagare, e fare giustizia. Indagare a fondo, al vaglio sono i filmati di quella notte. Il Premier conclude così, con una promessa a tutti i genitori:
La magistratura sta svolgendo le indagini e la giustizia farà sicuramente il suo corso. Confidiamo che si arrivi presto a condanne certe e severe.
Ma noi nel frattempo come reagiremo? Quali misure adotteremo? Diremo ai nostri figli di volgere la testa dall’altra parte ? Di non intervenire a sedare diverbi o a cercare di proteggere amici più deboli o in evidente difficoltà?
Non credo possa essere questa la risposta, la strada da seguire. Dobbiamo piuttosto moltiplicare gli sforzi, in ogni sede e in ogni contesto, affinché i nostri figli crescano nel culto del rispetto della persona e rifuggano il mito della violenza e della sopraffazione.