Giuseppe Pedrazzini: scarcerati la moglie, la figlia e il genero
Il gip del tribunale lo ha definito 'prematuro addebito di reato': svolta nel caso legato alla morte del 77enne Giuseppe Pedrazzini
Nel caso legato alla morte di Giuseppe Pedrazzini, si può dire che c’è stato un vero colpo di scena. Il Giudice ha fatto decadere il fermo dei tre parenti arrestati, poiché al momento non sussistono prove che confermino il loro coinvolgimento nei reati di omicidio e sequestro. Confermato l’obbligo di firma e dimora per quanto riguarda il reato di soppressione di cadavere e truffa ai danni dello Stato.
Lo scorso 12 maggio, tutta la comunità di Toano, in provincia di Reggio Emilia, è stata travolta da un fatto di cronaca sconcertante. Beppe Pedrazzini, agricoltore di 77 anni, è stato trovato morto all’interno di un pozzo poco distante da casa sua.
Da mesi gli amici non avevano notizie di lui e ogni volta che provavano a chiedere notizie alla sua famiglia, ricevevano una porta in faccia.
Le risposte evasive della moglie, della figlia e del genero della vittima hanno allarmato i conoscenti e li hanno spinti a richiedere l’intervento dei Carabinieri.
Intervenuti, gli stessi Carabinieri hanno rinvenuto il cadavere di Pedrazzini sul fondo di un pozzo situato a pochi metri di distanza dalla casa dei Pedrazzini.
Subito dopo, i tre parenti che vivevano con lui sono finiti in carcere, con le gravissime accuse di omicidio, sequestro, soppressione di cadavere e anche truffa ai danni dello Stato.
Quest’ultima accusa è dovuta al fatto che loro hanno continuato ad intascare la pensione dell’uomo, nonostante fosse scomparso da mesi. Scomparsa che, tra l’altro, non è mai stata denunciata.
Scarcerati i parenti di Giuseppe Pedrazzini
A 5 giorni dal drammatico ritrovamento di Giuseppe Pedrazzini, i tre arrestati sono stati scarcerati. Il gip ha fatto cadere le accuse di omicidio e di sequestro di persona, poiché al momento non ci sono prove che attestino i reati.
Allo stesso tempo, per i tre parenti è stato convalidato l’obbligo di firma e di dimora, per i reati di soppressione di cadavere e truffa ai danni dello stato.
Le dovute indagini, compresi i risultati dell’autopsia svolta lunedì 16 maggio, faranno chiarezza su quanto è effettivamente accaduto.
Nel frattempo, gli avvocati della moglie, della figlia e del genero di Beppe, hanno commentato la decisione del tribunale chiamandola “trionfo della giustizia“.
Seguiranno aggiornamenti.