Padova, la protesta dei parrucchieri per la chiusura delle attività
I parrucchieri protestano per le decisioni prese dal governo nella Fase 2 e la mancata riapertura delle loro attività
La Fase 2 prevede la riapertura di alcuni settori produttivi. Nonostante questo però, moltissime attività rimarranno chiuse. Questo ha scatenato molte proteste, soprattutto da parte dei parrucchieri. Infatti tutte le attività che riguardano la cura della persona rimarranno chiuse ancora a lungo, fino a giugno per la precisione.
Considerate attività ad alto rischio. Proprio per questo i parrucchieri hanno deciso, di protestare animatamente contro le misure adottate dal governo. A far partire lo sciopero sono i titolari di un centro estetico di Padova.
Questi lavoratori hanno deciso di incatenarsi davanti al loro esercizio commerciale con mascherine e guanti. Il titolare, Stefano Torresin, ha dichiarato:
“Noi parrucchieri siamo abituati a lavorare secondo le norme di igiene e abbiamo tutto il materiale per riprendere: visiere, camici, guanti, gel igienizzante. Conte vuole farmi credere che un locale di 100 metri quadri con due lavoratori e due clienti è meno sicuro di un autobus con 20 persone?”.
Il salone di bellezza è La Dolce Vita in Corso Milano. Il titolare e i dipendenti, si preparavano ormai da giorni per poter svolgere in sicurezza la loro attività lavorativa. Le loro aspettative, come quelle di tanti altri lavoratori che speravano di poter subito riprendere l’attività, sono state deluse.
Come Stefano, infatti, erano tantissimi i professionisti che si stavano preparando alla riapertura al pubblico. L’altro titolare del negozio, Agostino Da Villi, ha dichiarato: “Conte ha il fegato di dire di aver fatto una manovra economica eccezionale, ma noi abbiamo 20 mila euro di spese fisse al mese e il governo ce ne vuole dare 600″.
Loro, speravano di poter riaprire entro il 18 maggio. La preoccupazione maggiore, ormai, è quella di non riuscire a fronteggiare le altissime spese di gestione dell’esercizio, incappando in grandi difficoltà economiche. Ma come si può soddisfare questo bisogno di lavorare con la necessità di mantenere la sicurezza? Speriamo si riesca a trovare una soluzione alla svelta.