“Il barista non aveva capito” 13 enne beve una cioccolata calda poi la tragedia: dove e cos’è successo
Si chiude l'inchiesta avviata dai familiari della ragazza di 13 anni deceduta per aver bevuto una cioccolata: le parole strazianti della madre
Abimbola Duyile, reduce dalla trafila giudiziaria per accertare le responsabilità del caso, esprime il dolore inconsolabile per la perdita di sua figlia, Hannah, di appena 13 anni. La ragazza britannica è deceduta a causa di uno shock anafilattico dopo aver bevuto un sorso di cioccolata calda in un bar di Londra. Il tragico evento risale all’8 febbraio dell’anno scorso.
L’inchiesta sulla sua morte si è conclusa recentemente, portando alla luce inquietanti dettagli sulla mancata osservanza delle procedure di sicurezza per le allergie.
“Resto sveglia la notte a chiedermi se avrei potuto evitare la sua morte, magari portando con me un EpiPen”.
Hannah era allergica al latte. Il bar dove la giovane ha consumato la bevanda letale non ha rispettato le procedure necessarie per garantire la sua sicurezza. La madre ha dichiarato di aver ordinato due cioccolate calde alla soia, chiedendo al personale di pulire accuratamente le attrezzature utilizzate per evitare contaminazioni. Gli addetti del locale nella zona est di Londra hanno affermato di non essere a conoscenza dell’allergia.
L’inchiesta ha stabilito che la cioccolata calda servita a Hannah preparata con latte vaccino, ha scatenato la reazione allergica. Aggravando ulteriormente la situazione, alla signora Duyile non hanno mostrato alcun menu in cui fossero indicati gli ingredienti della bevanda, impedendole di verificare la presenza di potenziali allergeni.
Abimbola Duyile ha lanciato un appello affinché ristoranti e bar adottino metodi più rigorosi nella gestione delle allergie alimentari. Chiede una migliore segnalazione degli allergeni nei prodotti e una maggiore attenzione nel momento in cui si prendono le ordinazioni.
“Tutti devono cambiare i propri metodi. Il personale dovrebbe sempre sapere cosa c’è dentro ogni cosa. Dovrebbe essere una cosa di base comune. Ogni singola persona nei ristoranti e bar deve saperlo”.
La catena di bar coinvolta nella vicenda ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime rammarico per l’accaduto:
“Abbiamo una formazione e procedure rigorose in materia di allergie per contribuire a ridurre al minimo il rischio per i clienti che soffrono di allergeni, tuttavia, concordiamo con la conclusione del medico legale secondo cui quel giorno il nostro processo per la rilevazione degli allergeni non è stato seguito presso il nostro negozio partner in franchising”.
Il dramma di Hannah e lo strazio della madre sono un promemoria dell’importanza cruciale della gestione delle allergie alimentari, un compito che non può permettersi alcun margine di errore. Abimbola Duyile continuerà a lottare affinché nessun altro genitore subisca quello che ha attraversato lei.
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