Il difficile passato di Marcel Jacobs, colui che ha portato in Italia la gara regina delle Olimpiadi
Un'infanzia ed una vita difficile, quella di Marcel Jacobs, caratterizzata da un rapporto inesistente con suo padre
È impossibile negarlo, nel pomeriggio italiano di ieri, primo agosto 2021, si è scritta una pagina immortale di storia dello sport. Marcel Jacobs, 26 anni, cresciuto a Desenzano Del Garda, ha vinto la gara regina delle Olimpiadi, i 100 metri piani. Ma da dove arriva questo gigante dell’atletica capace di regalare una gioia così grande al popolo italiano?
Un anno davvero d’oro per lo sport italiano. Prima la clamorosa vittoria del campionato europeo di calcio. La nazionale guidata da Roberto Mancini ha fatto rivivere agli italiani le “notti magiche”, riportando un entusiasmo perso ormai da tanto tempo.
Ma quelle notti magiche, non sono affatto finite. Infatti, alle Olimpiadi che si stanno svolgendo a Tokyo proprio in questi giorni, è capitato qualcosa di davvero molto grande per gli amanti dello sport e per tutti gli italiani.
Prima Gianmarco Tamberi ha vinto la medaglia d’oro nel salto in alto. Poi, qualche minuto più tardi, si è scritto un risultato che non era nemmeno lontanamente pronosticabile. Un italiano ha vinto la medaglia d’oro nei 100 metri piani. Una gara che, prima d’ora, era stata riservata per lo più ad atleti statunitensi o jamaicani.
Il difficile passato di Marcel Jacobs
A regalare questo sogno incredibile è stato Marcel Jacobs, ragazzone di origini statunitensi ma cresciuto a Desenzano del Garda e con piena cittadinanza italiana.
Alla fine della gara, sia lui da Tokyo che sua mamma da casa hanno commentato con commozione quanto accaduto. Commossi soprattutto per la loro storia di vita che è stata tutt’altro che semplice.
Mio padre, da bambino, non lo ricordo. Dal momento in cui con mamma siamo rientrati dal Texas è cominciata la nostra personalissima sfida a due. A scuola ero in difficoltà. La maestra mi diceva di disegnare la mia famiglia ed io avevo solo mia madre da disegnare e ci soffrivo. Gli amici mi chiedevano chi fosse mio padre ed io dicevo che non esisteva. Per anni ho alzato un muro. E quando mio padre provava a contattarmi, me ne fregavo.
Poi, negli ultimi anni, qualcosa è cambiato. Marcel ha provato ad abbattere quel muro e ad riaprire uno spiraglio a suo padre. Prima gli dava solo delle colpe, poi ha realizzato che quell’uomo, comunque, gli ha dato la vita, la velocità e muscoli pazzeschi. Tutte caratteristiche che lo hanno portato sul tetto del mondo intero.
Aver riallacciato, almeno in parte, il rapporto con suo padre, ha dato a Marcel una spinta in più. Una spinta che lo porterà ad ascoltare l’inno di Mameli sul tetto del mondo.