Il racconto della soccorritrice del 118, intervenuta in casa di Alessia Pifferi: “Ho preso il suo telefono e ho capito tutto”
È stata la prima ad intervenire in casa di Alessia Pifferi ed ha subito capito le bugie della donna: "Ho preso il suo telefono, avevo capito"
Michela Leva è una delle operatrici del 118 intervenuta in casa di Alessia Pifferi, il giorno del ritrovamento della piccola Diana. Ha raccontato cosa è accaduto dentro quella casa e la bugia della donna, che in poco tempo è stata smascherata da lei stessa.
È arrivata in quell’appartamento di Milano insieme ai suoi colleghi, la piccola Diana era già senza vita. Alessia ripeteva che la figlia era con la babysitter e che doveva chiamarla. Ecco il racconto di Michela Leva durante la trasmissione Quarto Grado:
Non appena sono entrata nell’appartamento, mi sono avvicinata alla culla per avere quello che in gergo si chiama colpo d’occhio, ovvero una prima impressione della situazione. I biberon non li ho visti, sono sicura che non fossero nel lettino. Mi sono avvicinata alla culla e ho visto che aveva le manine necrotiche e i piedini neri. Quindi sono andata in salotto per porre alcune domande ad Alessia. Continuava a ripetere di essere una brava madre. Poi quando l’ho accompagnata in bagno, mi diceva che si sentiva in colpa per essersi fidata di questa ipotetica baby sitter.
L’operatrice del 118 ha continuato il suo racconto riportando le dichiarazioni di Alessia Pifferi durante il loro intervento in casa, un castello di bugie che è presto crollato. Parlava di una baby sitter alla quale aveva lasciato sua figlia. Ma al suo rientro aveva trovato la porta aperta, la casa vuota e Diana ormai senza vita.
Ho preso in mano il telefono di Alessia e mi sono offerta di chiamare la baby sitter, ma il suo numero non c’era. Mi ha detto di aver sentito Diana la mattina in videochiamata e che stava bene, così sono andata alla cronologia. Non c’era nulla.
La soccorritrice si è insospettita subito, aveva capito che qualcosa non quadrava. Così ha guardato le altre chat sul cellulare… fingeva con tutti che Diana i quei giorni si trovasse con lei.
Non ha pianto e non era preoccupata. Ha iniziato ad agitarsi solo quando ha realizzato che stava arrivando la polizia e che sarebbe andata in prigione. Secondo me era lucida e capiva bene la situazione in cui si trovava.