Jannik Sinner accompagnato in campo dal piccolo Matteo: la sua storia
Nella partita di Jannik Sinner contro Rune, tutti hanno notato il piccolo Matteo: sua mamma ha raccontato la sua commovente storia
Le immagini del piccolo Matteo, il bimbo di 7 anni che ha accompagnato Jannik Sinner sul campo del Pala Alpitour di Torino nella partita delle Atp Finals contro Holger Rune, hanno commosso tutti per la loro dolcezza. Il bambino, sebbene abbia mostrato il suo splendido sorriso, sta combattendo una battaglia molto importante, quella per la sua vita.
In questi giorni Torino, l’Italia e il mondo intero dello sport sono assolutamente estasiati da un alto atesino di 22 anni che all’anagrafe fa Jannik Sinner.
Il campione del tennis sta incantando tutti nel Pala Alpitour del capoluogo piemontese, dove sono in corso le Atp Finals, il torneo più importante dell’anno del circuito Master, nel quale gareggiano gli 8 migliori tennisti del mondo.
Giovedì sera, dopo aver battuto il greco Tsitsipas e la leggenda serba Novak Djokovic, Jannik Sinner ha affrontato e sconfitto anche il norvegese Holger Rune.
A catturare l’attenzione, oltre ai colpi da maestro del 22enne alto atesino, è stata un’immagine che tutti hanno notato e che è avvenuta prima dell’inizio del match.
Al suo ingresso in campo, il tennista italiano è stato accompagnato mano nella mano da un bambino meraviglioso, solare, sorridente, che mentre camminava ammirava estasiato il suo idolo.
Chi era il bambino che ha accompagnato Jannik Sinner e qual è la sua commovente storia
Quel bimbo si chiama Matteo Testai e nonostante il suo splendido sorriso, sta combattendo una battaglia durissima. A raccontarla è stata sua mamma, intervistata da Il Messaggero:
Era super emozionato e la prima cosa che ci ha detto quando ci siamo visti è stata: “Ma gli applausi erano tutti per Sinner o qualcuno era anche per me? Vi rendete conto che ho stretto la mano al migliore del mondo?”.
Da quando aveva solo 3 anni, racconta la madre, Matteo sta lottando contro un tumore, un glioma chiasmatico, che dopo anni di chemio ora è in “fase di osservazione“.
Oggi è ancora in cura al Regina Margherita di Torino, ma “è più libero e desidera vivere al massimo ogni momento e gli serve tanto socializzare, condividere e stare con le persone: respirare vita, insomma“.
“Animatore”, Matteo lo è sempre stato, anche nei momenti più difficili della sua giovanissima vita. Sua mamma ha detto:
Pensi che quando faceva la chemio passava il tempo a cantare a squarciagola e spiegava di farlo “per distrarre i più piccoli, così non hanno paura”.