Kristina Gallo, Giuseppe Cappello condannato a 30 anni per il suo decesso

L'ex era finito a processo: accolta la richiesta dell'accusa

Accolta la richiesta dell’accusa per il caso di Kristina Gallo, con Giuseppe Cappello, suo ex compagno, condannato a 30 anni di cella per il decesso della giovane donna, trovata senza vita a marzo del 2019 nella sua casa di Faenza. Kristina aveva avuto in precedenza una relazione con l’uomo finito a processo. I giudici del Tribunale di Bologna hanno ritenuto l’uomo colpevole.

Kristina Gallo, Giuseppe Cappello

Giuseppe Cappello era l’unico imputato per il decesso di Kristina Gallo. I giudici del Tribunale di Bologna lo hanno condannato a 30 anni di detenzione, in seguito al rito abbreviato scelto dagli avvocati. Il giudice ha di fatto accolto le richieste avanzate dall’accusa.

L’uomo, che aveva avuto una relazione con la donna, era presente in aula, insieme ai suoi avvocati difensori, Gabriele Bordoni e Alessandra Di Gianvincenzo. Quando ha lasciato il Tribunale, dopo la sentenza, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione.

Il procuratore aggiunto Francesco Caleca aveva chiesto 30 anni per l’uomo di 44 anni accusato di aver tolto la vita alla giovane donna, con cui aveva avuto una relazione. I periti medico legali sulle cause del decesso della donna avevano detto:

L’omicidio di Kristina Gallo è un caso incredibile di segregazione morale e materiale, soprattutto perché tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente.

Kristina Gallo

Kristina Gallo, Giuseppe Cappello condannato: per la famiglia è stata finalmente fatta giustizia

I difensori di parte civile per la famiglia, avvocati Cesarina Mitaritonna e Francesco Cardile, l’avvocato Barbara Iannuccelli per l’associazione La Caramella Buona e infine i difensori dell’imputato, avvocati Gabriele Bordoni e Alessandra Di Gianvincenzo hanno parlato dopo i pm.

L’avvocato dell’associazione ha detto che finalmente i giudici hanno reso giustizia alla giovane donna. Sono già stati disposti dei risarcimenti per le parti civili, cioè per i famigliari e anche per l’associazione. L’avvocato dell’imputato ha detto che la sentenza

accoglie la tesi dell’accusa rispetto alla quale abbiamo mosso critiche, capiremo attraverso la motivazione, che farà la differenza, la traiettoria del suo ragionamento. Ci sarà l’appello, il giudizio di legittimità, c’è ancora tanta strada da fare. Oggi prendiamo atto con dispiacere, pensavamo di aver messo l’accento su aspetti determinanti che lasciavano un più che ragionevole dubbio in capo all’imputato.