La figlia di 3 anni è morta lo scorso 13 dicembre a causa della Trisomia 18, il campione Hayden Springer ha raggiunto un traguardo importante proprio per lei
La figlia del golfista Hayden Springer è morta a soli 3 anni a causa di una malattia genetica
È stato un mese difficile e doloroso per Hayden Springer. Il giovane golfista ha perso la sua bambina di 3 anni lo scorso 13 dicembre. È morta a causa della trisomia 18.
La trisomia 18 è una malattia genetica cromosomica, causata da un cromosoma 18 supplementare che determina deficit intellettivo e anomalie fisiche.
Quattro giorni dopo la terribile perdita, Hayden Springer ha raggiunto un successo incredibile nel golf. Ha vinto la carta per il PGA Tour, ovvero il diritto di giocare nella serie A del golf mondiale il prossimo anno. Si tratta di un traguardo per il quale ha lavorato sodo e che non si aspettava di raggiungere. Un traguardo che non cancellerà di certo il dolore per la perdita della sua bambina di 3 anni, ma che gli ha dato la forza per rimettersi in piedi. Perché non è l’unico motivo per il quale, nonostante il lutto, non ha rinunciato a vincere il premio.
Avrebbe potuto mollare tutto e chiudersi nella sua sofferenza, ma il golfista aveva un obiettivo. Vincere il PGA Tour per guadagnare i soldi necessari per finanziare la fondazione che si occupa degli studi sulla trisomia 18 e di tutti i bambini affetti dalla stessa condizione della sua bambina.
I medici dell’ospedale avevano detto ai due genitori che la piccola non avrebbe superato un anno di età. Come accade nella maggior parte dei casi. Ma il loro angelo è sopravvissuto fino a tre anni, regalando loro emozioni e gioie che li accompagneranno per sempre.
Il primo intervento Sage, questo il suo nome, lo ha subito a soli 4 mesi ed è durato ben 15 ore.
Sage era molto gioiosa, amava la vita. Ha ispirato gioia e voglia di vivere in molte persone. Chi la guardava sorrideva e lei ricambiava.
Il suo papà, Hayden Springer è un professionista del golf. Il suo successo è arrivato proprio durante la Pandemia e non è stato affatto facile. Ma si è fatto strada e oggi è arrivato il traguardo più importante. Non solo nello sport, ma anche nella vita di tutti quei bambini che stanno soffrendo come è accaduto alla sua Sage.
Ho pensato a Sage in campo. Chiudevo gli occhi e la vedevo sorridermi. Non pensavo al golf, all’ultimo colpo. Pensavo solo a lei e al suo sorriso.