Le chat, i vestiti da diva e l’autista: chi era davvero Alessia Pifferi
Alessia Pifferi viveva una vita ben lontana dalla realtà. Cercava un futuro e usciva con gli uomini in cambio di cene e regali
Una diva con vestiti lunghi e pieni di perline, forse è questo che Alessia Pifferi credeva di essere. Nelle sue foto social, appare sempre elegante, con vestiti da persona benestante e in posa sulle panchine.
Si muoveva soltanto con l’autista, ha rivelato al Gip che lo prenotava su Google. Alessia Pifferi viveva ben lontana dalla realtà. Aveva raccontato a chi la conosceva a Leffe, comune in cui vive il suo compagno, di essere una psicologa infantile. Ma la donna di 37 anni era disoccupata da tre anni, viveva grazie all’aiuto della madre (200 euro al mese), agli assegni familiari e al mantenimento dell’ex marito.
Alessia conosceva uomini sul web (Tinder, Meetic), usciva con loro in cambio di regali come vestiti e cene.
Con la sorella i rapporti erano freddi, perché lei la faceva sentire giudicata. Caratteri e stili di vita completamente diversi. Anche con la madre, che riempiva di bugie, ultimamente i rapporti erano cambiati. Per un po’, dopo la nascita di Diana, la donna ha vissuto con Alessia per aiutarla. Poi, ha deciso di trasferirsi con il suo compagno a Crotone e vivere la sua vita. Ogni volta che la sentiva, le diceva di essere con Diana. Lo aveva fatto anche quello stesso 20 luglio, poco prima di rientrare a casa e trovare la figlia morta.
Alle amiche non raccontava dei suoi spostamenti, perché a suo dire non volevano che si riavvicinasse al compagno. A quest’ultimo, invece, nonostante il buon rapporto che aveva con la bambina, aveva raccontato che Diana era al mare con la sorella. Dalle loro conversazioni telefoniche, è emerso che spesso Alessia gli diceva di volerlo vedere da sola, senza la bambina, perché così “respirava“.
Chi avrebbe potuto cogliere il segnale di una donna instabile, disposta a sacrificare la vita di sua figlia per stare con il suo compagno? Alessia Pifferi ha spiegato, davanti al Gip, che i rapporti con l’uomo erano in crisi e lei doveva capire se ci fosse un futuro. Così gli ha mentito e in quei giorni che sono tornati a Milano, non gli ha chiesto di passare per casa perché avevano litigato: “Mi ha detto che mi avrebbe riaccompagnata. Poi mi ha preso la mano ed è tornato verso Leffe. Volevo capire se c’era la possibilità di un futuro con lui. Ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui, anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire”.
Alessia Pifferi era ossessionata dagli uomini e dal futuro. Doveva cercare l’amore che le avrebbe dato la vita che voleva. Ha rivelato di aver interrotto i rapporti con un bravo uomo non molto tempo fa. Questo voleva bene a lei e a Diana, ma era malato di tumore: “Non c’era futuro”.
Il Gip ha parlato di una dipendenza psicologica nei confronti del compagno. Ha accolto l’aggravante di futili motivi, ma non la premeditazione. Almeno non fino ai risultati del latte nel biberon. Bisognerà capire se la Pifferi abbia somministrato alla figlia il potente ansiolitico. Nessuno, nei sei lunghi giorni, ha sentito la piccola Diana piangere. È morta di stenti, da sola, in una casa vuota.