Le dichiarazioni del legale di Alessandra Matteuzzi, uccisa dal suo ex compagno
"Qualche tutela in più magari poteva essere presa", le dichiarazioni dell'avvocato di Alessandra Matteuzzi, la donna uccisa a martellate
La morte di Alessandra Matteuzzi ha sconvolto tutti. Una donna di 57 anni uccisa dal suo compagno, un giovane calciatore e modello di 27 anni. Si era rivolta ad un avvocato e aveva sporto denuncia contro Giovanni Padovani, dopo che aveva iniziato a mostrare comportamenti strani ed ossessivi nei suoi confronti.
Si è presentato sotto la sua abitazione e l’ha brutalmente uccisa con un martello. Alessandra Matteuzzi è morta in ospedale, a causa dei traumi riportati.
Il legale a cui si è rivolta, Giampiero Barile, ha rilasciato delle dichiarazioni a Fanpage.it, dopo quanto accaduto.
Ha spiegato che la donna 57enne aveva paura dell’ex compagno, perché aveva dei strani comportamenti nei suoi confronti. Le aveva staccato la corrente, chiamava tutti quelli che la conoscevano per sapere sempre dove si trovava e cosa stava facendo. Si presentava, senza avvisare, sotto casa sua, anche quando lei era convinta che si trovasse in Sicilia.
Sandra, è così che tutti la chiamavano, aveva conosciuto Giovanni sui social. La loro relazione, inizialmente, era del tutto normale. Finché il ragazzo non ha iniziato ad essere ossessionato dalla donna. Circa un mese fa, la 57enne aveva deciso di mettere un punto a quell’amore malato e stava cercando di trovare il coraggio di denunciarlo.
Come ha raccontato lo stesso avvocato, si è presentata da lui per avere una consulenza. Era il mese di luglio e non aveva ancora deciso se denunciarlo o no. Il 29 luglio si è convinta e si è recata dai Carabinieri, per denunciare il ragazzo per stalking. Non aveva mai accennato, nemmeno al legale, violenze fisiche. Si trattava di un malessere psicologico. Le rendeva la vita impossibile, con i suoi comportamenti assurdi.
Nonostante la denuncia però, come dichiarato da Barile, non c’è stata alcuna azione da parte di coloro che avrebbero dovuto tutelarla.
Se una donna dice che ha paura, che è terrorizzata, forse, al di là del completamento delle indagini, una tutela bisogna dargliela. Anche se attenuata. Se una donna fa una denuncia molto circostanziata, viene risentita dai carabinieri dopo cinque giorni confermando, anzi dettagliando maggiormente i fatti, anche gravi… ritengo che qualche tutela in più magari poteva essere presa. Tutto si capirà meglio a indagini concluse. Di sicuro lei aveva molta paura. Aveva paura ad uscire di casa, di ritrovarselo davanti: anche ai carabinieri lo ha detto più volte.