Le parole del marito di Eligia Ardita dal carcere: “non le ho uccise”

Condannato per aver ucciso sua moglie Eligia e la bambina che aveva in grembo. Oggi Chirstian ha deciso di parlare dal carcere: "io non le ho uccise". Ecco cosa ha scritto nella sua lettera.

Il femminicidio di Eligia Ardita, la donna morta a 36 anni, mentre era incinta di 8 mesi, dopo aver avuto un arresto cardiaco mentre litigava con suo marito, Christian Leonardi, attualmente in carcere ed accusato di omicidio, non sarà facilmente dimenticato. È stato al centro della cronaca italiana ed è anche finito in televisione, nel programma Amore Criminale.

La vicenda risale allo scorso 2015 e dopo anni di confessioni, poi ritratte, Christian Leonardi ha deciso di parlare e di continuare a ribadire che lui non ha ucciso sua moglie e la bambina che aveva in grembo, attraverso una lettera scritta direttamente dal carcere, dove attualmente è condannato a trascorrere l’ergastolo, con l’accusa di omicidio e procurato aborto.

Questa di seguito è la lettera scritta da Leonardi:

“Sono Christian Leonardi, condannato in primo grado per aver ucciso mia moglie, provocando anche la morte della bambina che aveva in grembo, nostra figlia Giulia. Ho sempre sperato che qualcuno potesse dare voce anche a me, come è stato fatto per altri presunti autori di reati altrettanto gravi, affinché l’opinione pubblica avesse anche la mia versione dei fatti e non solo quella delle parti civili e possa riflettere su quanto ho da dire. Nessuna delle trasmissioni televisive che per tante puntate si sono occupate della vicenda, ha accolto la richiesta dei miei avvocati. Dopo l’accaduto è stato ospitato negli studi uno dei difensori delle parti civili ma i miei legali non sono mai stati invitati.

Io non ho ucciso mia moglie e mia figlia. Non sono un violento, né tantomeno un delinquente, non ho mai percorso mia moglie, non sono un tossico, né un ludopatico, come mi hanno dipinto i familiari di mia moglie. Io non sono un mostro, sono un uomo che ha sempre lavorato e si trova in carcere ingiustamente da più di 4 anni, con la sola compagnia del dolore immenso della perdita di sua moglie di sua figlia, che non ha ucciso e che non ha nemmeno potuto piangere e dalla speranza che alla fine, si riesca a capire cosa abbia provocato la loro morte.

Nella mia denuncia, non ci sono accuse ma solo dubbi che volevo fossero risolti e che ad oggi non lo sono ancora. Mia moglie non aveva lividi o segni di maltrattamento, ma nemmeno questo è servito a dimostrare che io non l’abbia mai percossa. Io non so come e dove e perché abbia battuto la testa, tanto da procurarsi i versamenti risultati dall’autopsia. Ho sempre affermato il fatti anche al GIP: non ho mai picchiato mia moglie.

I periti del tribunale hanno affermato che il trauma cranico di Ardita Eligia non possedeva un’efficienza adesiva tale da produrre alterazioni delle funzioni neurovegetative.

Io non ho ucciso mia moglie, ne l’ho mai riscossa e dopo 5 anni non sappiamo perché sia morta. Vi prego aiutatemi a far sentire la mia voce, poiché mai potrò apparire in una trasmissione televisiva e mai nessuno verrà qui in carcere ad intervistarmi, ma almeno datemi voce attraverso queste parole e attraverso i miei avvocati”.

Christian Leonardi con la sua lettera ha voluto sottolineare tutte le lagune che ci sono riguardo la morte di sua moglie e il fatto che sia stato ingiustamente accusato.

Secondo i giudici, l’uomo avrebbe soffocato e procurato delle ecchimosi e contusioni alla testa di Eligia. La sentenza stabilì che Leonardi l’aveva spinta contro il muro in modo violento e poi percossa. Lui stesso in un primo interrogatorio aveva confessato il delitto, per poi negare quanto detto. La sua confessione e’ stata però ritenuta valida ed utilizzabile per raggiungere la condanna: l’ergastolo.

Notizia in aggiornamento.