“L’ipotesi sulla piccola Mia è terribile” cosa sta emergendo in queste ore su Susanna Recchia e sua figlia
Emergono alcuni dettagli strazianti sulla morte di Susanna Recchia e la piccola Mia: la madre potrebbe averla sedata
Susanna Recchia, 45 anni, e la piccola Mia, di soli 4 anni, avrebbero compiuto insieme un gesto estremo. Forse, prima di gettarsi nel fiume, Susanna ha sedato la figlia con le stesse medicine che portava con sé, quelle utilizzate per trattare l’epilessia della bambina. Una delle tante ipotesi su cui stanno ora indagando le autorità.
Lo scenario che si delinea è straziante. Le acque del Piave, che scorrono gelide e inesorabili, sono diventate testimoni silenziose dell’ultimo respiro di una madre e della sua bambina. Il fiume ha restituito i loro corpi a Vidor, nella provincia di Treviso, quattro giorni fa. La Procura di Treviso, sotto la guida del Pm Barbara Sabbatini, ha disposto ulteriori accertamenti per comprendere meglio le circostanze di questo omicidio-suicidio. Il medico legale esaminerà nuovamente i corpi, per cercare di sciogliere gli ultimi dubbi e capire se vi siano segni che possano confermare l’uso dei farmaci prima della disgrazia.
Secondo quanto emerge dall’inchiesta, Susanna aveva con sé le medicine della piccola Mia il giorno della scomparsa. Non si esclude che le abbia utilizzate per sedare la figlia prima del gesto estremo. Una decisione dettata dalla depressione che l’ha portata a scrivere una lunga lettera di cinque pagine indirizzata all’ex marito e al compagno da cui si stava separando. In quelle righe, probabilmente, aveva cercato di spiegare il tormento che la stava consumando, in parte dovuto alle condizioni di salute della piccola Mia, e a una sofferenza psicologica che le dava tregua.
Quel venerdì, poche ore prima della tragedia, Susanna era apparsa tranquilla, almeno all’apparenza. Era andata a prendere Mia all’asilo e l’altro figlio alle scuole elementari, consegnando con calma delle carte alle maestre. “Sembrava serena,” ricordano gli insegnanti increduli, incapaci di immaginare che dietro quella calma apparente si nascondesse un tormento così grande. “Era una bambina splendida,” dice con voce spezzata una delle maestre di Mia. Solo qualche giorno fa, la piccola giocava spensierata con i suoi compagni, ignara del dramma che incombeva sulla sua famiglia.
Nessuno riesce a capacitarsi di come una madre amorevole possa essere stata sopraffatta da un dolore così insostenibile da trascinare con sé anche la sua bambina. La storia di Susanna e Mia non è solo un atto disperato, ma il riflesso di una sofferenza invisibile che, forse, poteva essere ascoltata prima.
Mentre si attendono i risultati degli ulteriori esami sui corpi, la comunità di Vidor è sgomenta. Un dolore muto, come quelle acque che hanno accolto per l’ultima volta Susanna e Mia, cancellando per sempre il loro futuro.