“Mi ha detto che era incinta e..” Gualandi rompe il silenzio sull’omicidio di Sofia Stefani: cosa emerge ora dall’interrogatorio
Per capire meglio la dinamica dell'episodio tra Gualandi e Stefani, si attendono i risultati degli accertamenti medico-legali e balistici.
Sarebbe morta perché insistente, un tormento per il suo collega. Non sembra reggere però. “Mi fece credere di essere incinta, ma poi confessò che non era vero. Ero perseguitato da lei. Non avevo intenzione di lasciare mia moglie”. Si sta difendendo in questo modo Giampiero Gualandi.
La spiegazione e la ricostruzione del movente è uno dei punti chiave dell’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari di Bologna di Gualandi, commissario capo ed ex comandante della polizia locale di Anzola dell’Emilia (Bologna), accusato dell’omicidio della collega Sofia Stefani, ex vigilessa.
L’avvocato di Gualandi, Claudio Benenati, ha chiesto al tribunale della libertà la scarcerazione o, in subordine, gli arresti domiciliari, sostenendo che non ci sarebbero prove sufficienti per dimostrare la volontarietà dell’omicidio. Subito dopo il fatto, Gualandi aveva dichiarato che il colpo di pistola era partito per sbaglio mentre stava pulendo l’arma. La versione, però, farebbe acqua da tutte le parti, specie per la presenza dell’arma incustodita in ufficio.
“Quella donna mi perseguitava,” ha affermato Gualandi davanti al giudice, come riportato dal ‘Corriere della Sera’. L’uomo ha aggiunto di aver parlato della situazione anche con sua moglie, che gli aveva detto che l’avrebbero affrontata insieme. Sembra che Sofia Stefani avesse già ammesso di aver inventato tutto per riavvicinarsi a Gualandi, il quale però non intendeva lasciare la famiglia per la donna con cui aveva avuto una relazione extraconiugale.
Per capire meglio la dinamica dell’episodio tra Gualandi e Stefani, si attendono i risultati degli accertamenti medico-legali e balistici degli esperti del RIS. In questo modo si potrà stabilire la traiettoria del proiettile che ha colpito la donna sotto l’occhio sinistro, oltre a controllare l’origine delle impronte e delle tracce di DNA.
Se la vittima avesse afferrato per prima l’arma, dovrebbero trovarsi le sue tracce. Bisogna anche controllare la distanza da cui è partito il colpo. La Procura e il giudice, che ha disposto la custodia cautelare in carcere, ritengono che Gualandi abbia simulato una situazione casuale e imprevista e che avesse ben chiaro come eliminare la Stefani. Ora la decisione spetta al Riesame, che entro due settimane potrà fissare un’udienza per ascoltare nuovamente Gualandi.