Neonato morto in culla: genitori sotto accusa
Rinviati a giudizio i genitori del neonato morto in culla a Ballabio
Sono sotto accusa i genitori del neonato morto in culla, trovato ormai senza vita nel suo lettino nella sua casa di Ballabio, un comune lombardo in provincia di Lecco. Mamma e papà sono stati rinviati a giudizio per la morte del piccolo. E a processo, davanti al giudice, dovranno rispondere di un’accusa pesante: omicidio volontario aggravato.
La storia risale all’ottobre del 2015, quando i genitori hanno trovato il corpo ormai privo di vita del piccolo di soli 4 mesi, che si chiama Liam, nella sua culla, in una casa di Ballabio.
Dopo cinque anni da quella terribile tragedia la mamma e il papà del bambino di quattro mesi sono accusati di omicidio volontario aggravato. Dopo un iter giudiziario complicato, il giudice è arrivato a questa decisione.
Aurora e Fabio, genitori del piccolo Liam, secondo i giudici della Corte d’Assise potrebbero essere i responsabili d ella morte del loro bambino. I giudici hanno rinviato a giudizio la coppia e, dopo l’udienza preliminare che aveva stabilito il non luogo a procedere, dovranno rispondere di un’accusa davvero molto grave.
Cosa è successo cinque anni fa al piccolo Liam? E per quale motivo solamente oggi i giudizi hanno deciso di dare via al processo che vede seduti sul banco degli indagati proprio i genitori del povero bambino? Cerchiamo di ricostruire i fatti.
Neonato morto in culla, una triste storia lunga 5 anni
Era l’ottobre del 2015 quando a Ballabio Liam, che aveva pochissimi mesi di vita, è morto nella culla. Era già finito due volte in ospedale: una volta perché era caduto dalle braccia della mamma e poi a causa di alcuni rigonfiamenti sulla testa.
Dopo le seconde dimissioni, il piccolo era morto a casa. Per cause ancora non chiarite.
La prima perizia ha infatti stabilito che fosse morto soffocato. La seconda per polmonite interstiziale non diagnosticata.
Per la sua morte sono finiti nel registro degli indagati anche tre medici, ma poi si è deciso di non procedere. Fino a oggi quando sul banco degli imputati sono arrivati i genitori, dopo una terza perizia che ha stabilito che il bambino è morto per arresto cardio respiratorio dopo un danno cerebrale.