Omicidio del piccolo Tommy Onofri: sono trascorsi 16 anni e il suo ricordo è ancora vivo
Sono passati tanti anni da quell'indimenticabile giorno, ma il piccolo Tommy Onofri continua a vivere nel cuore dell'intera Italia
Ieri, il 2 marzo 2022, ha segnato 16 anni dal rapimento del piccolo Tommy Onofri. Il 2 marzo del 2006 due persone incappucciate sono entrate nella villa della famiglia Onofri ed hanno rapito il loro bambino di soli 17 mesi.
Una vicenda che ha lasciato l’intera Italia con il fiato sospeso. Una vicenda che ha segnato la storia del paese. Inizialmente, tutti i sospetti si concentrarono sulla famiglia. Per 30 lunghi giorni tutti hanno sperato che il bimbo fosse sano e salvo da qualche parte, fino alla tragica scoperta: il corpo senza vita del piccolo Tommy.
Il bambino è stato strappato via dall’affetto della sua mamma e del suo papà per un tentativo di estorcere dei soldi alla sua famiglia. Ma i piani non andarono come previsto e il piccolo venne ucciso la stessa sera del suo rapimento.
Per il suo omicidio, sono stati arrestati Mario Alessi, condannato all’ergastolo, la sua compagna Antonella Conserva, condannata a dover scontare 24 anni e Salvatore Raimondi, condannato a 20 anni.
I genitori Paola Pellinghelli e Paolo Onofri lo cercarono ovunque, ma il loro amato figlioletto era già morto. Il papà dopo la notizia della morte del piccolo Tommy, entrò in coma a seguito di un arresto cardiaco e ci rimase per 5 anni. Alla fine morì nel 2012.
Fu proprio Mario Alessi a crollare durante gli interrogatori e a raccontare che il bambino era ormai morto: “Non cercatelo più, è morto. E’ stato ucciso un’ora dopo essere uscito di casa”. Ucciso di botte, calci e pugni e alla fine strangolato.
Quella di Tommy Onofri è una delle storie che l’Italia non dimenticherà mai. Un viso angelico con dei meravigliosi riccioli d’oro e gli occhi chiari.
Le parole della mamma del piccolo Tommy Onofri
Il suo ricordo vive ancora nel cuore della sua mamma, che oggi si ritrova sola a dover affrontare la vita.
All’improvviso è andata via la luce, mio marito ha pensato ad un problema alla centralina. Appena ha aperto la porta è stato spinto, sono entrati e mi hanno messa in un angolo. Ho provato a prendere il bimbo ma non potevo. Mio marito legato sulle scale. Dopo è stato come entrare in un’altra dimensione. Non capivo perché stessero succedendo a me cose viste solo nei film. Ero stordita, sotto calmanti.
Come ho fatto ad andare avanti? A volte me lo chiedo da sola. Ma ricordo che la prima cosa che ho pensato quando hanno trovato Tommaso è stata ‘Tenetemi in piedi, ho troppe responsabilità”. Poi sono svenuta. Non mi vergogno di dire che ho fatto sedute di psicoterapia. E poi c’è mio figlio Seba. Ho fatto di tutto per dargli serenità. Io mi tengo il mio dolore, ma vorrei che oltre al danno non ci fosse la beffa. Voglio che scontino interamente la pena.
Queste le parole di Paola Pellegrini, a 10 anni dalla morte di suo figlio. Oggi ne sono passati 16 e il dolore è ancora lì e la accompagna ogni giorno. Il piccolo Tommy continua a vivere nel suo cuore e in quello dell’intera Italia.