Omicidio-suicidio Antonino La Targia: la pistola era stata rubata ad un prete
Scoperti nuovi dettagli sull'arma utilizzata da Antonino La Targia per l'omicidio-suicidio di Venaria
Emersi nuovi dettagli sull’omicidio-suicidio commesso da Antonino La Targia, il 46enne che ha ucciso sua moglie e poi si è tolto la vita. Maria Masi è morta a seguito di sei colpi di pistola. Secondo quanto scoperto fin’ora dalle forze dell’ordine, la pistola utilizzata per compiere il disperato gesto, era rubata. Precisamente nel 2016, l’arma è stata rubata nell’abitazione del parroco Luciano Bardesono.
I ladri, all’epoca, rubarono quattro pistole, dei soldi e delle medaglie d’oro. E nonostante le indagini, le forze dell’ordine non sono mai riuscite ad identificarli.
Antonino La Targia negli ultimi anni si era ritrovato a vivere su una sedia a rotelle e si stava separando da sua moglie. Lo scorso sabato, ha incontrato la donna per strada e dopo aver aspettato che salisse in macchina per andare via, ha aperto il fuoco. Poi è tornato a casa sua e si è sparato con la stessa arma rubata.
Maria Masi era tornata a vivere dai suoi genitori e aveva portato con se i due figli minori. Già in passato, secondo quanto affermato dai familiari della donna, l’uomo l’aveva minacciata, tanto che era stato attivato un Codice Rosso per la sua protezione.
Antonino La Targia e la frase su Facebook
Prima di uccidere la moglie e poi togliersi la vita, Antonino La Targia ha scritto una frase su Facebook, che dopo la tragedia ha assunto per molti un significato struggente:
Mi è sembrato di vivere in un film, ora quel film è finito.
Negli ultimi giorni, questo è il secondo omicidio-suicidio. A pochi giorni di distanza da quello di Claudio Baima Poma. Il padre di Rivara Canavese che ha ucciso il figlio 11enne Andrea e poi si è sparato. Dopo la fine della relazione con la madre del bambino, Iris Pezzetti, Claudio ha scritto un lungo post su Facebook. Era un avvertimento alla donna. Poi ha eseguito il suo piano.
Io e Andrea partiremo per un lungo viaggio. Potrai separare i nostri corpi, ma non le nostre anime.