“Ora è irriconoscibile, vive per strada” lanciato un appello disperato per l’ex campione
Parte una campagna di sensibilizzazione per aiutare il cugino di Totò Schillaci, attualmente ricoverato in ospedale: è in uno stato di denutrizione grave
Maurizio Schillaci, ex attaccante della Lazio e cugino del celebre Totò, è oggi un fantasma, invisibile e infelice. Destinato a una brillante carriera nel mondo del calcio, a 62 anni, Schillaci vive per strada nella sua Palermo, dove le difficoltà della vita quotidiana si sommano ai crescenti problemi di salute. Un destino amaro per chi, negli anni ’80, era considerato da alcuni più talentuoso dello stesso Totò Schillaci, eroe delle Notti Magiche di Italia ’90.
Le condizioni di Maurizio sono gravi. Qualche settimana fa ha perso sensibilità agli arti superiori e sottoposto a vari esami all’Ospedale Civico di Palermo. Fortemente denutrito e senza un tetto, cerca di sopravvivere tra le strade della città, in un dramma che sembra non avere fine.
Fino a pochi mesi fa, Schillaci aveva trovato rifugio in una stanza a un prezzo simbolico, ma anche questa umile sistemazione gli è stata negata. Prima viveva dentro la sua Fiat Panda, adesso sotto le stelle. Nel frattempo, Giusy Caldo, volontaria e amica di Schillaci, insieme ad altri, si sta mobilitando per aiutarlo, lanciando un appello sui social per raccogliere sostegno. Grazie a queste persone, è stato possibile far visitare Maurizio e portare il suo fedele cane Ciccio in una pensione, dove è ospitato e curato.
Il cammino verso la risalita è incerto e pieno di ostacoli. Il declino di Maurizio inizia molti anni fa, quando una promettente carriera calcistica fu spezzata dai problemi fisici e da una gestione medica inadeguata.
Maurizio esordì giovanissimo con la maglia del Palermo, sua città natale, e trovò il suo apice nel Licata di Zdeněk Zeman in Serie C, fino a guadagnarsi la chiamata della Lazio nel 1986. Quella che doveva essere la svolta definitiva, però, si trasformò in una trappola. Schillaci scese in campo solo 11 volte con i biancocelesti, segnando un gol, prima di trasferirsi al Messina. I problemi fisici, tra cui una lesione allo scafoide del piede destro, segnarono irrimediabilmente la sua carriera.
“Mi hanno considerato un malato immaginario”, ha raccontato, “ma la verità è che avevo un grave infortunio e nessuno mi ha creduto”.
La discesa dall’Olimpo calcistico fu rapida. Passò alla Juve Stabia e poi di nuovo al Licata, ma il suo rendimento crollò, fino a chiudere la carriera a soli 31 anni. Da lì iniziò a scivolare nell’abisso: le difficoltà economiche, la solitudine e la droga lo portarono ai margini della società. Abbandonato da tutti, persino dalle sue due figlie e dal cugino Totò, attualmente ricoverato in ospedale, Maurizio si ritrovò a vivere per strada.
Oggi, la sua vita è ancora più dura, segnata da problemi di salute e dalla costante lotta per sopravvivere. Le sue parole sono amare e cariche di sofferenza:
“Finché giochi, tutti ti amano. Ma quando smetti, ti ritrovi solo.”
L’appello dei volontari che lo assistono è l’ultima speranza per un uomo che ha perso tutto, ma che forse, con il giusto sostegno, potrebbe ancora trovare una strada verso la dignità.