Palestre, gestori allarmati: “Il Governo se ne vuole lavare le mani”
I gestori dei centri fitness sono preoccupati dalle recenti normative
Dopo l’ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e le nuove indicazioni circa il mondo degli impianti sportivi, delle piscine e delle palestre, tra i gestori è radicata la preoccupazione di una nuova chiusura generalizzata. A poco servono le rassicurazioni dell’associazione ANIF, che rappresenta la categoria.
Palestre: mascherina proibita
Il portale Fanpage.it ha interpellato alcuni esponenti del mondo del fitness. Nel testo pubblicato dall’esecutivo si chiede un protocollo attuativo più rigido per le palestre. Dove se non è possibile usare la mascherina, anche solo in determinate attività, occorre maggiore distanziamento, pena il rischio di totale chiusura.
Una matassa da sbrigare
Secondo Marco Campagnano (Founder e CEO di Fit e Go), esiste una falla nel quadro normativo che qualifica le strutture di fitness come mere ‘palestre’, verso cui è rivolto l’ultimo “invito” delle autorità. Un problema reo di punirli oltremodo: così c’è il pericolo di fare di tutta l’erba un fascio, ha chiosato.
Sulla stessa linea di pensiero Davide Sbrajon (Doc Personal Training Studio), che spiega: sono un semplice centro personale. Non fanno palestra eppure sono considerati tali anche se fanno entrare un massimo di tre clienti alla volta.
Il Governo se ne vuole lavare le mani
Prendono prenotazioni e seguono ciascuna normativa per la sanificazione e le disposizioni anti Coronavirus. Sbrajon ha poi spiegato di aver pure scritto al Presidente Conte per sensibilizzare le istituzioni. La sensazione è che la politica non intenda assumersi la responsabilità di un ennesimo lockdown totale, come lo scorso marzo. E, anche attraverso l’informazione, si sta iniziando a incutere terrore psicologico.
Palestre: mancano normative chiare e univoche
Dal canto loro si sono appellati ad un architetto per ottenere una deroga alla chiusura, attestando di non essere una palestra. Ma la mancanza di chiarezza e di normative univoche complica la situazione. Non ci sono criteri scritti su cui si possa intervenire, nessuno dà una mano, ha infine concluso Sbrajon.