“Papà per 15 anni ha..” rompe il silenzio la figlia di Maria Turturo, le ultime parole della mamma sui social spezzano i cuori
Drammatico il quadro ricostruito dagli inquirenti e basato sul racconto della figlia Antonella. Il rapporto tra i suoi genitori, Maria Turturo e Giuseppe Lacarpia, era segnato da violenza ed aggressioni
Il tragico epilogo che ha posto fine alla vita di Maria Turturo ha rappresentato purtroppo il culmine di una relazione matrimoniale segnata da continui atti d violenza ed aggressioni, subite da anni per mano del marito, Giuseppe Lacarpia.
La donna, 60enne ed originaria di Gravina in Puglia, è stata vittima di un efferato femminicidio. Il marito ha infatti tentato prima di bruciarla viva all’interno dell’auto in cui si trovava e poi, una volta uscita ricoperta da ustioni, l’ha letteralmente finita strozzandola a mani nude.
Ricoverata in ospedale, Maria Turturo è purtroppo morta in una sala del pronto accorso dell’ospedale di Altamura. Prima però che il suo cuore cessasse di battere per sempre, la donna è riuscita a raccontare alla figlia Antonella cose le fosse accaduto.
Un racconto di indicibile orrore che la vittima era già riuscita a far trapelare in precedenza, prima ad alcuni testimoni e poi agli inquirenti stessi.
La dinamica della violenta aggressione subita da Maria Turturo
La coppia era di ritorno da una festa a cui avevano partecipato anche i figli. Intorno all’1 e 30, nei pressi della loro abitazione, si sarebbe consumata la violenza.
Il marito, dopo aver chiuso la moglie all’interno della loro auto, una Fiat Punto, avrebbe appiccato il fuoco alla vettura. Seppur ferita ed ustionata, Maria sarebbe riuscita ad uscire dall’abitacolo in fiamme finendo però a quel punto direttamente nelle mani dell’uomo che l’avrebbe violentemente aggredita.
Ai soccorritori intervenuti, che in un primo momento avevano ipotizzato ad un incidente stradale, la donna ferita e traumatizzata è riuscita a rivelare la scioccante verità: “Mi voleva uccidere… mi ha messo le mani alla gola”.
Il racconto della figlia Antonella
Fondamentali, ai fini della ricostruzione del tragico avvenimento, sono state anche le dichiarazioni rilasciate dalla figlia della coppia, Antonella.
Dichiarazioni che hanno aiutato gli inquirenti a comprendere il problematico quadro familiare, contraddistinto da violenze ed aggressioni protratte per anni:
“La storia dei miei è infinita, l’ha fatta andare tre volte al Pronto soccorso, la maltrattava. Ci sono anche le denunce ai carabinieri. Dopo gli episodi denunciati ce ne sono stati altri, ma spesso interveniva la famiglia di mio padre a mediare e quindi mia mamma non ha più denunciato. Mia madre voleva andare via, si confidava con me, con noi figli”.
Un racconto intriso di particolari drammatici e densi di dolore:
“Erano pieni di debiti, mio padre si occupava di mungere le mucche, che allevava, e produrre latticini. E allora sono iniziati i litigi. In quel periodo mamma presa dalla disperazione aveva dato fuoco al trattore di papà, nel 2009. Nei litigi intervenivano anche i miei fratelli, si ammazzavano di botte tra loro. Volevano aiutare mia madre, ma lui era troppo violento. Una volta mio padre tentò di accoltellare mio fratello e fu arrestato, parliamo del 2010-11. Forse lui ha sempre avuto rabbia nei confronti di mia madre, dall’incendio e dal tentato omicidio di mio fratello lui non aveva accettato questa cosa che era stato in carcere“.
La confessione fatta alla figlia pochi istanti prima di morire
Pochi giorni prima del suo efferato omicidio, Maria Turturo si era confidata con Antonella, una delle sue figlie, temendo seriamente per la sua incolumità.
“Sento che mi deve uccidere”. Poche parole, ma intrise di grande paura. Una paura che accompagnava la povera donna da lungo tempo, vittima di violenze ed abusi protratti per anni.
Anche ai social la 60enne aveva in passato affidato i propri più intimi ed angoscianti timori: “Il mondo non si accorge della tristezza a volte soffocante delle madri”.
L’uomo, andato a processo anche per maltrattamento di animali, lo scorso gennaio era stato dichiarato incapace di stare in giudizio. Pertanto, gli sarebbe stata riconosciuta un’invalidità per sindrome depressiva.