Perché Filippo Turetta piange in carcere: la risposta della criminologa Bruzzone

Perché Filippo Turetta ha pianto nell'incontro con i suoi genitori: il commento della criminologa Roberta Bruzzone

Filippo Turetta ha incontrato i suoi genitori in casa circondariale la prima volta dallo scorso 11 novembre, la scorsa domenica 3 dicembre. Proprio su questo incontro sono emersi dettagli davvero importanti, che hanno portato la criminologa Bruzzone, a dire la sua opinione.

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Nella giornata di ieri, martedì 5 dicembre, sono stati celebrati i funerali della povera Giulia Cecchettin. La 22enne che ha perso la vita per mano del suo ex fidanzato.

Quest’ultimo dopo una fuga durata circa 7 giorni, è stato arrestato mentre era fermo sull’autostrada in Germania. Era rimasto senza benzina ed era dentro la sua Fiat Punto.

Dopo 7 giorni di arresto nella casa circondariale tedesca, lo hanno estradato in Italia ed ora si trova rinchiuso nel carcere di Verona. Proprio dentro questa struttura, ha avuto la possibilità di incontrare i suoi genitori.

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Su questo, è emerso che Nicola, Elisabetta e lo stesso Filippo Turetta, sono scoppiati a piangere. Le guardie su quel tavolo, hanno ritrovato davvero tanti fazzoletti usati per asciugare le lacrime. Il 22enne ha detto di essere sollevato dopo questo incontro.

Le lacrime di Filippo Turetta: il commento della Bruzzone

La criminologa Roberta Bruzzone, nella giornata di lunedì 4 dicembre è andata come ospite nel programma di Serena Bortone, Che Sarà, su Rai Tre. Parlando appunto del delitto commesso da Filippo Turetta, ha detto:

Nessun raptus, nessuno delitto avviene nel buio della mente. Non ci sono assolutamente i presupposti. Qui poi c’è un soggetto, che prima agisce, poi aggredisce, colpisce, ferisce con lei che urla e chiede aiuto.

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Dopodiché ci sono degli spazi temporali, quanto è durato questo raptus? L’ha finita in un altro luogo. Capisci che è totalmente impraticabile l’idea di un discontrollo, non si concilia minimamente con quello che è successo in questo caso.

Io spero che la Procura davanti a queste affermazioni abbia compreso che la strada per la premeditazione sia spianata. Filippo Turetta per chi ha pianto? Per Giulia o per la vita che lo aspetta in carcere, cioè per sé stesso? Perché questi piangono sempre, ma sempre per sé.