Portati via dal bunker di Matteo Messina Denaro tre scatoloni, pietre preziose e gioielli
Gli inquirenti hanno portato via dal bunker di Matteo Messina Denaro tre scatoloni vuoti: qualcuno ha ripulito tutto?
Nella giornata di ieri, gli agenti dei Carabinieri e della Guarda di Finanza hanno trovato un secondo covo del boss Matteo Messina Denaro. Il primo covo, individuato dopo l’arresto, è un appartamento acquistato a nome di Andrea Bonafede, mentre quello della seconda scoperta, è un vero e proprio bunker, situato in via Maggiore Toselli a Campobello di Mazara.
Due posti in cui il boss, latitante da 30 anni forse si nascondeva, in un paese di 11 mila abitanti. Eppure nessuno lo ha mai riconosciuto.
Dopo la perquisizione, gli inquirenti hanno portato via dal secondo covo scatoloni, gioielli e pietre preziose. Scatoloni che sembra fossero vuoti. Qualcuno prima della perquisizione ha ripulito tutto? Ci sono volute 48 ore prima di arrivare al bunker, un tempo sufficiente per chiunque.
La speranza era che, tra quelle carte, ci fossero i documenti di Totò Riina, sfuggiti al suo arresto avvenuto 30 anni fa, per una ritardata perquisizione.
Le prime indiscrezioni, non ancora confermate, parlano di un covo accessibile da un fondo scorrevole di un armadio all’interno di un appartamento. E, sembrerebbe, che ci siano tracce recenti di qualcuno che abbia vissuto al suo interno. Tuttavia, non c’è ancora nessuna certezza che ci vivesse proprio Messina Denaro.
Il proprietario dell’appartamento avrebbe dato le chiavi per la perquisizione e avrebbe dichiarato di non sapere nulla e che quelle persone gli erano sempre sembrate “brave”.
Il bunker è situato a circa un chilometro e mezzo dal primo appartamento scoperto, intestato al suo prestanome, ma pagato con i soldi del boss. Almeno è ciò che ha raccontato il vero Andrea Bonafede, ora accusato di favoreggiamento aggravato e associazione mafiosa.
Matteo Messina Denaro conosceva bene il suo prestanome Andrea Bonafede
Nessuno lo ha costretto a diventare invisibile e a dare la sua vita al Padrino. L’oggi 60enne Andrea Bonafede ha confessato di conoscerlo sin da ragazzi e di aver pagato quell’appartamento 20 mila euro, soldi avuti dallo stesso Matteo Messina Denaro.
Ed è grazie al suo nome, che per anni ha vissuto libero, frequentando luoghi pubblici e sottoponendosi alla chemioterapia per le sue condizioni di salute.