Ricoverati tre bambini all’ospedale Sant’Anna con Sindrome di Kawasaki
Ricoverati nelle ultime ore tre bambini all'ospedale Sant'Anna con Sindrome di Kawasaki: potenziale collegamento con il Covid-19
Nelle scorse ore, tre bambini sono stati ricoverati a Como, nella struttura sanitaria Sant’Anna. A diffondere quanto accaduto, l’ASST Lariana attraverso un post sulla propria pagina Facebook. Tutti e tre i minori presentano i sintomi della Sindrome di Kawasaki e si pensa che possa essere correlata al Covid-19. Di seguito, quanto si legge nella nota pubblicata dall’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Lariana:
Tre bambini di 5, 3 e 2 anni, residenti in comuni della provincia di Como, sono ricoverati all’ospedale Sant’Anna con sindrome di Kawasaki. Potenzialmente correlata al Covid-19. Per due di loro si è reso necessario il trasferimento nelle terapie intensive pediatriche di Bergamo, ospedale Papa Giovanni XXIII. E di Milano, ospedale Buzzi, stante l’interessamento infiammatorio del tessuto cardiaco (miocardite). Il terzo bimbo è tuttora ricoverato al Sant’Anna. Dove si stanno ultimando i necessari accertamenti.
L’ASST ha poi elencato, per informare i genitori, quali siano i sintomi di questa sindrome e spiegato che le sue cause sono ancora sconosciute. Bisogna prestare molta attenzione a febbre alta, congiuntivite, eruzioni cutanee, gonfiore e/o arrossamento delle mani e dei piedi. Solitamente, questa malattia colpisce bambini di età compresa tra i 0 e i 5 anni.
Lo studio sulla Sindrome di Kawasaki e il collegamento con il Covid-19
Nell’ultimo periodo di emergenza sanitaria, uno studio scientifico di Bergamo, ha rilevato un collegamento tra la Sindrome di Kawasaki e il Covid-19. Uno studio effettuato su 10 bambini ricoverati tra marzo ed aprile all’ospedale Papa Giovanni XIII.
Le parole di Angelo Selicorni
Angelo Selicorni, il primario del reparto di pediatria dell’ospedale Sant’Anna, è intervenuto sull’accaduto, rassicurando i genitori e chiedendo di non allarmarsi e di non avere paura.
Nessuna paura e nessun allarme. I genitori devono essere attenti a monitorare una serie di campanelli d’allarme che i pediatri di famiglia ben conoscono.