Roberta Repetto, la donna morta curava il tumore con le tisane: medico e santone accusati di omicidio
Come è morta Roberta Repetto?
Roberta Repetto è morta a soli 40 anni. L’agente immobiliare e insegnante di yoga è venuta a mancare a causa delle metastasi di un melanoma, un tumore della pelle. Si trovava ospite di un centro dove curavano il suo cancro con delle tisane. Ora il medico e il santone che l’hanno seguita sono accusati di omicidio per la sua tragica e prematura morte.
Roberta Repetto è morta dopo un’agonia di due anni. Si era affidata completamente a due uomini con cui si scambiava continuamente mail, che ora sono al vaglio degli inquirenti che li hanno accusati per la sua tragica morte.
In carcere, infatti, sono finiti il santone Vincenzo Paolo Bendinelli, fondatore del centro olistico Anidra, che si trova a Borzonasca, comune in provincia di Genova in Liguria, e Paolo Oneda, medico dirigente di chirurgia generale dell’ospedale di Manerbio, in provincia di Brescia.
L’accusa è di omicidio volontario con dolo eventuale, ma sarebbero indagati anche per violenza sessuale e circonvenzione di incapaci, insieme alla dottoressa Paola Dora, psicologa fidanzata del medico accusato insieme al santone.
Il corpo della 40enne era pieno di metastasi partite da un melanoma che, secondo quanto è stato scoperto dai Carabinieri del nucleo investigativo, guidati dal generale Alberto Tersigni e dal maggiore Francesco Filippo, veniva curato con tisane zuccherate, meditazione, immersioni purificatrici nel vicino fiume.
Roberta Repetto non sarebbe l’unica donna plagiata da quel centro
Secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Gabriella Dotto, anche altre persone sarebbero state vittima di queste persone. Una famiglia di Brescia ha segnalato la situazione della figlia ospite della struttura. L’avrebbero plagiata e costretta ad avere rapporti sessuali con i capi del centro.
La psicologa, secondo quanto ricostruito, portava donne fragili nel centro con la promessa di aiutarle, dopo il versamento di una quota di 5mila euro. Gli ospiti inoltre dovevano lavorare nell’agriturismo.