Roma, pachi bomba inviati a tre donne: com’erano le 3 buste

Roma, 3 donne ferite da buste esplosive: ecco com'erano i pacchi diventati ordigni artigianali

A Roma sono accaduti alcuni fatti gravissimi che, per colpa delle notizie riguardanti il coronavirus, sono passati in secondo piano. Si tratta di 3 pacchi bomba recapitati e 3 donne con l’intento di far loro del male. La Procura di Roma sta indagando su questi pachi. Ecco com’erano le tre buste e cos’è emerso fin’ora.

Tre pacchi bomba sono stati recapitati a tre donne che, secondo a quanto appreso dagli inquirenti, non si conoscevano tra di loro. In questo momento la Procura di Roma ha aperto un’indagine contro ignoti per “attentato con finalità di terrorismo e lesioni” in relazione ai tre ordigni.

busta

Ma come riconoscere le buste esplosive?

Si tratterebbe di buste gialle, formato A4, contenenti una scatoletta di legno. All’interno di questa scatola il malintenzionato aveva inserito l’innesco. L’esplosione avine solo all’apertura della busta. Non ci sono timbri postali ma il mittente, in tutti i tre casi, erano persone che le destinatarie conoscevano, amiche di vecchia data che avevano tra i contatti su Facebook.

busta-ordigno

A fornire ulteriori dettagli sulle buste, ai microfoni di “Chi l’hai visto?” è stata la figlia di una delle donne rimaste ferite. La ragazza ha spiegato che la busta era stata lasciata sulle cassette delle poste e ha aggiunto:

“Mamma ha avuto la prontezza di aprire la busta sul balcone, ha scartato la carta, c’era una scatolina di legno ed è esploso tutto, si è ustionata le mani, il collo. Sul mittente c’era il nome di una sua compagna delle elementari che non vedeva da tempo”.

Tre donne sono rimaste ferite, fortunatamente nessuna di loro in modo grave. Non si esclude nessuna pista e le indagini vengono svolte a 365 gradi. Gli inquirenti hanno detto che, in base alla quantità di esplosivo, è emersa la volontà di ferire ma non uccidere.

Chi sono le tre donne ferite?

Una di loro è un’impiegata postale che lavora presso il centro Smistamento Poste di via Cappannini, a Fiumicino. La busta è esplosa nella serata di domenica, 1 marzo 2020, mentre era tra le sue mani ferendola al viso e alle mani. La busta-bomba era indirizzata a un’epidemiologa ex dipendente dell’Università di Tor Vergata.

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Lunedì, 2 marzo 2020, alle 18:30 è esplosa la seconda busta. In questo caso, ad essere ferita è stata una donna di 54 anni, che lavorava come impiegata dell’Inail. L’esplosione, in questo caso, è avvenuta in un’abitazione privata ubicata in via Piagge, nel quartiere romano di Colle Salario.

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La terza busta è esplosa tra le mani di una ex dipendente dell’Università del Sacro Cuore, una donna di 68 anni che si trovava presso la sua abitazione, in via Fusco, alla Balduina.

Adesso si teme che potrebbero esserci altre buste esplosive in giro a Roma e, per questo, sono stati contattati i vertici delle Poste Italiane che hanno disposto controlli specifici sui pachi e sulle buste.