Saman Abbas, il racconto della 18enne pakistana in un “diario”
Sembra un diario, la vita di Saman Abbas raccontata da lei davanti ad un Carabiniere e oggi contenuta in un'ordinanza del Riesame
La vicenda di Saman Abbas ha segnato la cronaca italiana. La 18enne pakistana è scomparsa e il suo corpo non è mai stato ritrovato. Per il suo presunto delitto sono finiti in prigione due cugini e lo zio Danish, catturati in Spagna e in Francia. Mentre i suoi genitori sono fuggiti in Pakistan e oggi risultano ancora latitanti.
Oggi, le parole di Saman Abbas ai Carabinieri, sono contenute in un’ordinanza del Riesame. Sembra quasi un diario, una premeditazione di ciò che le sarebbe accaduto.
Non voleva sposarsi con suo cugino, ma quella decisione non spettava a lei e il padre la puniva, con violenze fisiche. Compiuti 18 anni, Saman voleva essere libera e pretendeva di riavere i documenti sequestrati da Shabbar. E forse sapeva che tornare a casa, sarebbe stata la decisione più sbagliata della sua vita.
Aveva chiesto al fidanzato di allarmare le forze dell’ordine, se non l’avesse più sentita. Quel fidanzato che aveva conosciuto sui social e con il quale era fuggita diverse volte dal centro protetto.
Nel 2019 era fuggita in Belgio, ma poi venne rintracciata dall’Interpol. Picchiata dal padre, intervennero gli assistenti sociali e gli agenti delle forze dell’ordine, che si occuparono di proteggerla.
Anche mio cugino Rukisar era contrario alle nozze. Con mamma insistevo. Dai, tu sei una mamma, lui è troppo grande per me, anche lui non vuole sposarsi con me… Lei diceva che non era una decisione che spettava a me… Le reazioni di mio padre erano violente a livello fisico. Mi picchiava. Una volta, circa cinque mesi fa, ha lanciato un coltello nella mia direzione, non ha colpito me ma il mio fratellino, ferito a una mano. Nonostante perdesse molto sangue e io avessi detto di volerlo accompagnare al Pronto soccorso, nostro padre ha detto che non era possibile e ha chiuso la porta di casa. Era presente anche mia madre che però non ha detto né fatto niente…
Saman racconta che spesso il padre li cacciava di casa, anche la madre, soprattutto quando beveva. Tutto perché lei non voleva sposarsi. Compiuti 18 anni decide di lasciare volontariamente il centro protetto e di chiedere al padre i documenti, ma lui si rifiuta. Così, un pomeriggio di nascosto la 18enne pakistana chiede aiuto all’Arma di Novellara.
Dieci giorni fa (11 aprile) ho lasciato volontariamente il centro protetto per tornare a casa, senza preavvisare i genitori. Questa mattina i miei hanno parlato con i genitori di mio cugino e hanno deciso che a giugno andremo in Pakistan per le nozze. Sono disposta a tornare al centro protetto ma non in Pakistan.
Dove si trova il corpo di Saman e cosa è successo davvero? Uno dei cugini in prigione ha raccontato il delitto ad un compagno di cella. Un racconto che è finito agli atti del processo, ma che gli inquirenti credono credibile solo in parte.
Secondo le sue parole, il piano sarebbe stato del padre della ragazza, che insieme alla moglie avrebbe consegnato Saman allo zio Danish. Quest’ultimo, mentre lui e l’altro cugino la tenevano ferma, l’avrebbe strangolata. Poi, fatta a pezzi, caricata su una bicicletta e gettata nel Po.