Stefano Cucchi: si è spenta, dopo una lunga malattia, la mamma Rita Calore
È stato l'avvocato Fabio Anselmo a comunicare, nelle prime ore di questa mattina, la dipartita di Rita Calore, mamma di Stefano Cucchi
È di queste ore la notizia della scomparsa di Rita Calore. Il suo nome non dirà molto a qualcuno, ma insieme al marito Giovanni e alla figlia Ilaria, si è battuta per anni per avere giustizia per l’altro suo figlio, Stefano Cucchi, a cui nel 2009 dei Carabinieri tolsero letteralmente la vita a calci e pugni.
L’annuncio è stato dato proprio in queste ore dall’avvocato Fabio Anselmo. Il legale, che per anni ha seguito e lottato con la famiglia Cucchi, sulla sua pagina Facebook ha pubblicato una foto della famiglia di Stefano ed ha poi aggiunto in didascalia:
Non ce l’ha fatta. Questa mattina Rita Calore si è arresa per andare a riabbracciare Stefano. Il figlio mai perduto. Lo scrivo con tanta emozione e mi stringo a Giovanni ed Ilaria. Non mi viene altro da dire a questa grande famiglia.
La donna aveva iniziato a non stare bene circa 3 anni fa, nel 2019. Poi a settembre di quest’anno le sue condizioni sono peggiorate, tanto da rendere necessario per lei un ricovero d’urgenza in ospedale.
Questa notte è poi arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire. La donna si è spenta per sempre e, come detto dal suo legale, ha raggiunto Stefano per riabbracciarlo.
Il caso di Stefano Cucchi
Era la notte del 15 ottobre del 2009 quando Stefano Cucchi venne fermato dai Carabinieri della stazione Roma Appia e, in seguito a perquisizione, venne condotto in caserma dagli stessi per possesso di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’interrogatorio, alcuni militari sfogarono sull’allora 31enne un’ingiustificata ira e violenza. Percosse che gli causarono traumi che, a loro volta, decretarono il decesso del giovane 7 giorni più tardi, il 22 ottobre.
Da quel momento, Rita Calore, Giovanni Cucchi e Ilaria Cucchi, rispettivamente mamma, papà e sorella di Stefano, aiutati e guidati dall’avvocato Anselmo, hanno iniziato una battaglia legale senza precedenti.
La loro volontà di avere giustizia li ha spinti ad andare avanti nonostante tutto. Nonostante i problemi economici e di salute intercorsi negli anni.
Tuttavia, il 4 aprile di quest’anno, tutti i loro sforzi hanno avuto il risultato sperato. La Corte di Cassazione ha condannato i Carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Le indagini e il processo continueranno a coinvolgere altre persone coinvolte nell’episodio.