“Sto morendo, non ho più le gambe” il fratello del vigile travolto sulla Tiburtina rompe il silenzio: il racconto di quei concitati momenti
Daniele Virgili, vigile urbano di 25 anni, è stato gravemente ferito da un carabiniere ubriaco durante un intervento su via Tiburtina, scatenando l'indignazione della famiglia e delle istituzioni.
Il tragico incidente avvenuto a Roma ha scosso profondamente la comunità. Daniele Virgili, un giovane vigile urbano di 25 anni, è stato investito da un carabiniere con un tasso alcolemico tre volte superiore ai limiti consentiti. La vicenda ha sollevato interrogativi sulla sicurezza stradale e sull’adeguatezza delle misure di controllo per chi guida in stato di ebbrezza.
Dettagli dell’incidente
Il fatto è accaduto lungo via Tiburtina, dove Daniele era impegnato in operazioni di messa in sicurezza dopo un altro incidente. Il veicolo che lo ha travolto era guidato da un carabiniere, libero dal servizio, che ha oltrepassato il limite di velocità senza alcuna intenzione di frenare. L’impatto ha avuto conseguenze devastanti: Daniele ha subito gravi lesioni, perdendo una gamba e rischiando di perdere anche l’altra. Questo tragico evento ha suscitato immense preoccupazioni riguardo alla guida in stato di ebbrezza e alla responsabilità dei conducenti, specialmente quelli che ricoprono ruoli istituzionali. Il tasso alcolemico registrato nel sangue del carabiniere era di 1.9 grammi per litro, un valore che supera di gran lunga il limite legale.
La testimonianza del padre e del fratello
Il dolore per la perdita e la sofferenza di Daniele sono evidenti nelle parole di Maurizio Virgili, suo padre. “Un ragazzo che si è sempre dato da fare, che ha sempre fatto del suo meglio per aiutare gli altri”, ha dichiarato, descrivendo il figlio come una persona devota al lavoro e alla famiglia. Il padre ha espresso la sua incredulità e il suo risentimento nei confronti di chi ha causato tale tragedia, definendo il carabiniere un “alcolizzato” che ha distrutto la vita di suo figlio. Maurizio ha sottolineato l’impegno di Daniele, che aveva sempre messo lo studio e il lavoro al primo posto, desideroso di raggiungere i suoi obiettivi professionali.
Riccardo, il fratello di Daniele, è stato accanto a lui nei momenti critici. Ha raccontato di aver ricevuto la chiamata del fratello subito dopo l’incidente, mentre Daniele si trovava in condizioni disperate. “Mi ha detto che stava morendo, che non vedeva più e che non aveva più le gambe”, ha riferito Riccardo, evidenziando la drammaticità della situazione. Ha cercato di mantenere il fratello vigile fino all’arrivo dei soccorsi, promettendo che si sarebbero rivisti. Questa esperienza traumatica ha segnato profondamente Riccardo, che chiede giustizia per il danno subito dalla sua famiglia.
Reazioni e richieste di giustizia
La notizia dell’incidente ha generato una forte reazione da parte della comunità e delle istituzioni. Al San Camillo di Roma, dove Daniele è ricoverato in prognosi riservata, molte persone si sono radunate per mostrare il loro supporto. Tra i visitatori c’era anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, insieme al comandante della Polizia Locale, Mario De Sclavis. Riccardo ha elogiato l’umanità dimostrata dal personale intervenuto, definendoli una grande famiglia. Tuttavia, la sua richiesta è chiara: vogliono che sia fatta chiarezza sull’incidente e che il responsabile paghi per le sue azioni.
La scena del fratello in gravi condizioni, con il carabiniere che si mostrava euforico e senza rendersi conto della gravità della situazione, ha lasciato un segno indelebile nella memoria di Riccardo. La comunità attende ora gli sviluppi legali, mentre il dolore della famiglia Virgili continua a crescere in un momento già difficile. Daniele, che ha dedicato tanto alla sua carriera, si trova ora a dover affrontare una battaglia per la sua vita, e i suoi sogni sono stati tragicamente infranti da un atto irresponsabile.