Strage di Erba: la lettera di Olindo Romano alla vigilia dell’inizio dell’udienza di Brescia
Strage di Erba: Olindo chiede di poter stare con sua moglie e parla anche dei fratelli Castagna
È iniziato questa mattina nell’aula del Tribunale di Brescia il dibattito sull’istanza per l’eventuale revisione del processo dell’ergastolo di Olindo e Rosa, i due coniugi che nel 2011 sono stati condannati definitivamente al carcere a vita per la strage di Erba. Ieri, su Telelombardia, è stata letta una lettera che Romano ha scritto proprio alla vigilia di questa nuova tappa del processo. Le sue parole.
La Corte d’Appello del Tribunale di Brescia si è riunita in queste ore per discutere dell’eventuale revisione della sentenza all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi ritenuti responsabili, nel maggio del 2011, della tristemente nota strage di Erba. La difesa presenterà le nuove prove e la propria strategia affinché, secondo loro, dopo 18 anni, venga dimostrato che a compiere la mattanza non sono stati i loro assistiti.
In aula, oltre agli imputati, anche Azouz Marzouk, che si è detto emozionato di questa nuova opportunità di poter arrivare alla verità e ai veri colpevoli. Ai giornalisti ha raccontato che nei primi mesi era convinto anche lui della colpevolezza di Rosa e Olindo, salvo poi cambiare completamente idea circa un anno dopo.
Ieri, alla vigilia di questa nuova tappa del processo, Telelombardia ha portato all’attenzione una lettera scritta da Olindo Romano. L’uomo ha ribadito che ciò che gli è mancato di più in questi anni e ciò che chiede è solo stare insieme a sua moglie. Successivamente, ha parlato anche delle recenti dichiarazioni dei fratelli Castagna:
Penso che i fratelli Castagna dovrebbero essere interessati a capire come sono andati veramente i fatti e non capisco perché nascondano la testa sotto la sabbia pur di non confrontarsi con gli innumerevoli dubbi che continuano a emergere da questa vicenda. Non so chi sia il colpevole e non posso accusare nessuno senza prove, so io cosa vuol dire e non lo auguro a nessuno.