Strage di Nuoro, risultati agghiaccianti delle autopsie: “Oltre venti colpi”
L'assassino di Nuoro ha utilizzato una pistola calibro 7,65, legalmente detenuta, scaricando quasi due caricatori.
Erano state fissate a oggi 28 settembre le verifiche autoptiche sulle vittime della strage di Nuoro. Sono iniziate presso l’ospedale Brotzu di Cagliari gli esami dei medici legali su tre delle cinque vittime coinvolte nella tragica vicenda familiare dello scorso mercoledì.
L’incarico per effettuare le autopsie è stato affidato al medico legale Roberto Demontis, nominato dalla Procura. In giornata si dovrebbero concludere gli esami sui corpi dell’assassino, Roberto Gleboni, 52 anni, della moglie Giuseppina, 43 anni, e della figlia Martina, 26 anni. L’uomo, operaio forestale e sindacalista, ha sparato mortalmente alla moglie e alla figlia, colpendo anche altre quattro persone prima di togliersi la vita.
Le autopsie sugli altri due corpi, il figlio di 10 anni e il vicino di casa coinvolto nella strage a Nuoro, 69 anni, sono previste per domenica 29 settembre. Il vicino è stato colpito mortalmente sul pianerottolo mentre il Gleboni lo incrociava nel percorso della sua follia omicida.
Dopo aver freddato moglie, figli e il vicino, Gleboni ha guidato per circa quattro chilometri fino alla casa della madre, Maria Esterina, 83 anni, a cui ha sparato prima di togliersi la vita. La donna, gravemente ferita, è ora fuori pericolo ma ancora ricoverata presso l’ospedale San Francesco di Nuoro.
L’assassino di Nuoro ha utilizzato una pistola calibro 7,65, legalmente detenuta, scaricando quasi due caricatori da 12 colpi ciascuno. L’uomo ha principalmente mirato alla testa delle sue vittime, gesto che sottolinea la sua intenzione di uccidere senza nessun dubbio sull’esito. Tra i sopravvissuti, oltre alla madre, c’è anche il figlio 14enne, che è stato ferito al volto in modo incredibilmente non grave.
Il ragazzo, dopo essere stato colpito, ha finto di essere deceduto per poi alzarsi quando il padre si era allontanato. “Urlavano tutti”, avrebbe riferito il giovane ai soccorritori quando lo hanno trasportato d’urgenza in ospedale. Qui è stato interrogato dagli investigatori in modalità protetta e verrà ascoltato più volte più avanti per comprendere al meglio la dinamica della strage di Nuoro. Grazie al suo primo racconto, è stato possibile ricostruire i drammatici eventi.
Gli esami tossicologici sull’operaio potrebbero offrire ulteriori chiarimenti sul suo stato al momento della strage, ma questi risultati richiederanno tempo. Con l’andare avanti delle indagini, al momento, non emergano situazioni particolarmente critiche, né denunce di violenze domestiche, alcune testimonianze descrivono Roberto G. come una persona ossessiva e con tendenze al controllo maniacale.