Strage di Paderno Dugnano, gli esiti delle autopsie delle tre vittime: cosa gli è successo in quella casa dell’orrore
Dalla casa dell'orrore a Paderno Dugnano si riscontrano ben 68 coltellate inferte, in totale, sui corpi della famiglia.
Sono state disposte per oggi le autopsie sui corpi delle tre vittime della tragedia di Paderno Dugnano. Si tratta dei corpi di padre, madre e fratellino di 12 anni, massacrati a coltellate dall’adolescente della famiglia, Riccardo, un ragazzo di 17 anni. Tutto è accaduto nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre, proprio dopo la festa di compleanno del padre celebrata nella serata.
Le autopsie, ordinate dalla Procura per i Minori di Milano sotto la direzione del magistrato Sabrina Ditaranto, forniranno ulteriori dettagli su come si è consumato il dramma. In base a come e in che modo si è scatenata la furia del ragazzo, si potrà capire come si sono “scontrati” Riccardo e le povere vittime. Gli esami post-mortem permetteranno di chiarire le modalità con cui il giovane ha tolto la vita ai suoi familiari.
Dai primi esami sulla scena del crimine era già emersa l’estrema violenza dell’attacco. Dalla casa dell’orrore a Paderno Dugnano si riscontrano ben 68 coltellate inferte, in totale, sui corpi della famiglia.
Oggi la gip Laura Pietrasanta ha confermato la detenzione del 17enne in un carcere minorile, come richiesto dai pm. Il giovane, attraverso le comunicazioni rese dal suo avvocato, ha ammesso di aver pianificato l’omicidio. “Quando si sono addormentati, sono sceso e ho preso una maglietta nera, l’ho tagliata per impugnare meglio il coltello. Volevo pulirlo per far sembrare che fossero stati altri”, avrebbe dichiarato l’assassino di Paderno Dugnano.
Il racconto da brivido che emerge dagli atti dell’ordinanza di custodia cautelare, dunque, confermano la premeditazione. Dopo aver assalito il fratellino con decine di coltellate, il ragazzo sarebbe entrato nella stanza dei genitori, dove li ha trovati svegli e intenti a provare a fermarlo: “Hanno acceso la luce, mi hanno visto con il coltello in mano. Mi hanno detto di calmarmi, ma poi li ho aggrediti”.
Le analisi psicologiche evidenziano un contesto familiare che era percepito dal ragazzo come “altamente competitivo”. Dalla vita in casa, allo sport, fino alla vita sociale in generale. Lo psicologo ha descritto questo ambiente come “relazionale e critico”. Eppure, sempre nelle parole del ragazzo, pare si sia sempre cercato di evitare conflitti familiari, dato che storicamente non c’erano mai stati episodi di scontro particolari.