Un insegnate di Milano si è rifiutato di osservare il minuto di silenzio per Giulia Cecchettin. Dopo le critiche di una mamma, ha dato la sua spiegazione
Un professore di Milano si è rifiutato di osservare il minuto di silenzio per Giulia Cecchettin: "Si è trattato solo di un malinteso"
Un minuto di silenzio alle 11:00 in tutte le scuole italiane lo scorso martedì 21 novembre. È così che Giulia Cecchettin è stata ricordata tra i banchi di scuola. Qualcuno si è rifiutato di osservare quel minuto di silenzio, di rimanere zitto davanti a quello che è accaduto e che non dovrebbe accadere. Ma in questa vicenda, sembrerebbe si sia trattato di un malinteso.
Tra le tante persone, si è diffusa la storia di un insegnante di Milano, che tra i banchi della scuola media Giovanni Battista Tiepolo si è “rifiutato” di osservare il minuto di silenzio insieme ai suoi studenti, nonostante sia stato più volte invitato a farlo. A denunciare il fatto, è stata una mamma. Il dirigente scolastico aveva informato i genitori, che la sera precedente avevano preparato i propri figli. Aveva chiesto alle insegnanti di introdurre l’argomento con gli studenti prima del minuto di silenzio. Momenti di riflessione importanti.
Quella stessa mamma ha criticato la scelta, perché suo figlio era pronto e aspettava il minuto di riflessione per Giulia Cecchettin e il gesto di quel professore, a suo parere, non ha insegnato nulla di positivo agli studenti.
Così arriva un messaggio sbagliato. Non voglio entrare nel merito del come mai non si sia potuto trovare un solo minuto da dedicare, ma vorrei far presente che i ragazzi di oggi saranno gli uomini di domani e la scuola ha un ruolo fondamentale nel sensibilizzare verso certi argomenti.
La risposta dell’insegnate
L’insegnate ha spiegato, dopo il dibattito sorto a scuola, che si è trattato di un malinteso e che in quel momento si è sentito preso in giro dai suoi studenti, che continuavano a chiedere il minuto di silenzio ridendo. Lo ha fatto rilasciando le sue dichiarazioni a Fanpage.it:
Siccome io devo andare a prendere i ragazzi del piano di sotto e ci mettiamo alcuni minuti, vedendo altri docenti usciti dalle classi e dire che avevano fatto questo minuto di silenzio, ho dato per scontato che la classe l’avesse già fatto. Il malinteso è nato dal fatto che il ragazzo che mi ha chiesto più volte di fare il minuto di silenzio continuava a ridere. Lì mi sono anche indispettito, credevo mi stesse prendendo in giro e non mi piaceva lo facesse su un tema così serio.