Zona rossa, rischiano Liguria, Basilicata e Puglia: i numeri invitano alla massima cautela
Intanto il presidente della Liguria, Giovanni Toti, contesta il meccanismo decisionale adottato dal Governo
La diffusione dei contagi da Coronavirus in Italia continua inesorabile. E il ministro della Salute, Roberto Speranza, starebbe vagliando se sia o meno opportuno decretare il passaggio alla zona rossa, dove in buona sostanza si è tornati a una specie di lockdown, per altre Regioni.
Zona rossa: suona l’allarme
Dunque, in considerazione degli ultimi dati raccolti sul Coronavirus e sul numero totale delle persone che lo hanno contratto, la mappa della penisola, colorata in base ai livelli di rischio, cambierebbe ancora una volta. Stavolta rischiano di finire dritte in zona rossa la Liguria, la Basilicata e la Puglia, ciascuna delle tre collocate al momento nell’area arancione. Invece, il Veneto, per adesso in zona gialla, diventerà forse arancione.
Il dissenso delle Regioni
Ecco le sintesi che nel corso di queste ore starebbero facendo le autorità governative, preso atto dei numeri comunicati dall’Istituto superiore della sanità che prendono in esame vari indicatori, tra cui l’indice Rt sui territori, e i posti letto disponibili negli ospedali e nelle terapie intensive.
Parametri contro cui hanno manifestato il proprio dissenso le Regioni; secondo cui sarebbe opportuno rivedere l’iter che porta un territorio a finire in zona rossa e un altro, in condizioni epidemiologiche simili, no.
Le proteste del presidente della Liguria
Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, che potrebbe subire una nuova stretta su divieti e restrizioni nei prossimi giorni, aveva puntato il dito contro il Governo perché escluderebbe le autorità locali nelle scelte di gestione della crisi.
Zona rossa: algoritmo scientifico messo in dubbio
Siccome una larga parte dei provvedimenti intrapresi si ripercuote sulla carne viva dei territori – aveva commentato Toti – gli piacerebbe conoscere il meccanismo decisionale e parteciparvi. Dopodiché ha negato quanto asserito dall’esecutivo, ovvero che i passaggi delle Regioni nelle diverse zone avverrebbero mediante un algoritmo scientifico e non dipenderebbero, pertanto, da manovre politiche arbitrarie.