A cosa servono le sopracciglia?

Ecco cosa ci rivela un recente studio!

Vi siete mai chiesti a cosa servono le sopracciglia? Eppure passiamo ogni giorno a sistemarle, a passarci la pinzetta per togliere i peli di troppo,a truccarle con la matita o a cercare di farle scomparire. Le sopracciglia sono molto importante per la bellezza di ogni persona, perché possono delinearne lo sguardo, la personalità, lo stile. E poi quando parliamo o a ogni cambiamento di espressione, ecco che loro sono grandissime protagoniste. Possono anche mandare messaggi forti e chiari. Ma perché le abbiamo? E come sono cambiate nel corso dell’evoluzione?

Secondo i ricercatori, i nostri antenati non avevano le sopracciglia come le abbiamo noi. I teschi ritrovati dei primi uomini comparsi sulla terra sono caratterizzati da arcate spesse e sporgenti, senza agilità e mobilità. Mentre noi oggi comunichiamo con le nostre sopracciglia, muovendole, un tempo non si poteva fare. Forse per rendere l’aspetto più minaccioso e in termini di sopravvivenza poteva essere molto utile.

Gli esperti si sono chiesti a cosa servissero le arcate sopraccigliari degli uomini della preistoria, che erano praticamente fisse. Alcuni credono che la forma fosse utile per mangiare i cibi dell’antichità, diversi dai nostri, altri che potessero intimidire o spaventare chi si aveva di fronte, ma un nuovo studio potrebbe svelare un’altra realtà.

Lo studio, pubblicato su Nature Ecology & Evolution, va oltre: Ricardo Miguel Godinho, un antropologo evoluzionista dell’Università inglese di York, ricostruendo le arcate sopraccigliari di alcuni testi di 125mila-300mila anni fa ha scoperto che nessuna teoria finora avanzata può essere ritenuta valida, come sottolineato anche da Penny Spikins, antropologa e co-autrice dello studio.

Per loro anche nella preistoria la fronte è stata uno strumento sociale, per comunicare emozioni e stati d’animo. Le fronti di oggi sono un adattamento evolutivo a relazioni interpersonali diventate sempre più profonde e complesse.

Le sopracciglia si legherebbero di più a espressioni di cordialità e non di intimidazione, anche se gli esperti sottolineano che “per dimostrare quest’ultima ipotesi negli antichi esseri umani servirebbe una macchina del tempo”.