Come non portarsi l’ansia in vacanza
Ecco i consigli della psicoterapeuta.
Quest’estate non portiamo l’ansia in vacanza con noi. Abbiamo preparato tutto: il viaggio, la vacanza, la valigia. Avete controllato tutto quanto più e più volte. Ma ecco che la vostra solita ansia vi porta a ricontrollare tutto per più volte e ad aggiungere cose, che magari non userete mai, solo perché non si sa mai quando e se potrebbero tornarvi utili. E poi ricontrollate bene se avete chiuso la porta, il gas, se avete fatto tutto quello presente nella vostra fidatissima lista delle cose da fare prima di partire. Se l’ansia non vi lascia nemmeno quando si tratta di partire per le vacanze, ecco come lasciarla a casa con i consigli degli esperti.
Adriano Formoso, psicoterapeuta, psicoanalista di gruppo e naturopata di Milano e autore del libro “Nascere a tempo di Rock”, spiega: “Anche in vacanza potreste soffrire di ansia generalizzata rinunciando a molte opportunità piacevoli per la paura di ciò che non siete in grado di prevedere ma che vi spaventa molto. Prima di tutto prendetene atto se sentite che il vostro quotidiano è imprigionato dall’ansia. Spesso l’ansia in vacanza è prodotta dal bisogno di organizzare il tempo libero e dalla paura di non saper riempire i tempi vuoti. Questo processo può trasformare le vostre ferie in una esperienza psicologicamente faticosa invece di vivere un sano momento di riposo”.
Cosa fare se l’ansia non ci abbandono nemmeno in vacanza? Ecco cosa ci consiglia lo psicoterapeuta per rendere il periodo di riposo davvero utile per ritrovare forze ed energie, senza cadere nelle nostre insicurezze e in paure immotivate.
Non vergognatevi: se l’ansia non vi lascia mai, chiedete aiuto alle persone vicine e amate. Non dovete fare tutto da soli, imparate a delegare i compiti agli altri.
Non lasciate decidere tutto agli altri: individuate i vostri bisogni, raggiungendo compromessi quando andate in vacanza insieme.
Fate uno sport, che aiuta a liberare l’ansia e lo stress che accumulate durante il giorno. Meglio esercizi intensi, anche se brevi.
Respirate lentamente e profondamente: serve a rilassarsi e a perdere il controllo in ogni situazione. Meglio se lo fate a occhi chiusi.
Ma non solo. “Un primo intervento di auto-aiuto si è rivelato il metodo neuropsicofonico da me sviluppato. Consiste nell’ascoltare (meglio in cuffia) una serie di suoni e frequenze all’interno di melodie musicali e di suoni particolari che agiscono direttamente sulla produzione delle sostanze chimiche nel nostro corpo. E’ proprio il cervello la nostra “scatola nera” responsabile della maggior parte dei processi neurofisiologici e pertanto si sono rivelate valide altre tecniche psicofisiologiche come lo Yoga o la distensione immaginativa di cui alcuni esercizi vengono rivelati in Nacere a tempo di Rock”.