Lapsus freudiano, quando le parole sembrano tradirci
Lapsus freudiano, lo avete mai sperimentato? Ecco cos'è e quali le conseguenze
Lapsus freudiano, sapete cosa significa? Sicuramente tutti lo avete sperimentato almeno una volta nella vita. C’è chi ci casca di più e chi, invece, riesce maggiormente a sfuggirgli. Quello che è certo è che quando capita tutti vorremmo nasconderci, sotterrarci, sparire dalla vista.
Cos’è un lapsus freudiano?
Il suo significato di solito è noto a tutti quanti, anche perché tutti ci siamo cascati. E non una volta sola. Si tratta di un errore involontario che viene commesso dall’individuo che inconsapevolmente commette questo sbaglio, a volte rendendosene conto subito, altre volte accorgendosene un po’ tardi.
Tutto è causato da un conflitto che avviene all’interno della mente dell’interessato, che non gli consente di dire o di fare quello che aveva in testa. Ma spesso l’esatto opposto.
Con il termine lapsus freudiano si intendono solitamente degli errori linguistici che vengono commessi mentre si parla con qualcuno, magari in situazioni che possono essere nervose o imbarazzanti, in cui non ci si sente a proprio agio. Ma i lapsus possono capitare in qualunque momento e riguardano dimenticante, errori linguistici, errori di lettura, errori di scrittura, vuoti di memoria improvvisi, perdita di oggetti che si avevano di fianco fino a poco tempo prima o che si usano di continuo.
Se di solito si è portati a pensare di essere sbadati o di avere la memoria troppo corta o, ancora, di essere presi da altro da non potersi focalizzare sul presente e su quello che si sta facendo, la psicologia da un significato più profondo a queste disattenzioni. La psicanalisi ne avrebbe da dire di cose: non a caso si chiamano lapsus freudiani, da Sigmund Freud, il padre della teoria psicoanalitica e della psicologia moderna.
Cosa sono i lapsus in psicologia
Il lapsus freudiano è stato descritto per la prima volta da Sigmund Freud. Prima di lui a questi errori non veniva data la giusta importanza. Lo psicanalista ha invece scoperto che erano uno dei cardini per capire e studiare l’inconscio. La volontà non cosciente interviene nella mente dell’individuo creando una sorta di interferenza con quello che lui vorrebbe dire o fare a livello cosciente. I lapsus rappresentano quello che è davvero presente nella nostra mente, quello che vogliamo dire o vogliamo fare ed emergono quando meno ce lo aspettiamo. O quando non vorremmo, rendendo la situazione decisamente imbarazzante talvolta.
Si tratta di fenomeni psicologici definiti anche parapraxis, paraprassi o paraprassia, che si manifestano in modo improvviso e casualmente. Non sono atti volontari, ma del tutto involontari. E non possiamo assolutamente prevederli. Questi atti mancati non sono un problema per l’individuo, che solitamente convive con i lapsus. Diversa la situazione se si manifestano a causa di un problema non risolto, di un trauma, di un conflitto interiore che a livello conscio abbiamo deciso di seppellire. Ma che non possiamo togliere dall’inconscio: e da qui verrà a galla quando ne ha voglia. Nei casi più gravi si può anche parlare di nevrosi, isteria e altri disturbi psichiatrici che hanno bisogno di cure.
Lapsus freudiano: i più comuni
Ci sono delle dimenticanze, dei lapsus, che tutti compiamo ogni giorno. Atti automatici e dati per scontati che invece potremmo dimenticare di compiere. Piccole disattenzioni che ci portano spesso a sottovalutare una questione che invece magari avrebbe bisogno di maggiori approfondimenti. Perché se queste dimenticanze capitano di tanto in tanto è un conto, ma se sono ricorrenti, forse è meglio farsi qualche domanda di più.
Tra i lapsus più comuni ricordiamo:
- Dimenticare i nomi delle persone che conosciamo, che non sono stretti amici, ma che fanno parte della nostra cerchia di conoscenze. O dimenticare il nome di un film, di un attore, di un cantante che sono così famosi che è impossibile non ricordarseli. Talvolta dimentichiamo anche i nomi dei luoghi in cui siamo stati durante le ultime vacanze. Mal comune, mezzo gaudio?
- Confondere i nomi dei parenti. Chiamare il proprio nipote con il nome del proprio figlio, quante volte succede ai nonni? O chiamare la mamma maestra o la maestra mamma, a quanti bambini è capitato nel corso della carriera scolastica?
- Chiamare le persone con il nome sbagliato, che ci fa tornare al primo punto. Dimenticando i nomi può capitare di essere convinti che quella persona si chiami in un modo decisamente diverso.
- Usare gli aggettivi sbagliati, utilizzando il contrario di quello che abbiamo in mente.
- Invertire l’uso delle parole nelle frasi o saltare parti di queste oppure dire il contrario di quello che si pensa.
- Leggere o scrivere non quello che c’è scritto o che si ha in mente, ma magari l’esatto opposto o parole che non hanno niente a che fare con il senso di quello che si vorrebbe dire, leggere, scrivere.
- Smarrire oggetti di uso quotidiano che abbiamo sempre tra le mani, ma che, chissà perché, quando ci servono non troviamo mai. Chiavi di casa o della macchina, occhiali, cellulare, borsa, portafoglio…
- Dimenticarsi di quello che si stava facendo o si era ripromessi di fare. Quante volte ci siamo trovati in una stanza senza sapere perché fossimo lì?
- Paraprassie, i cosiddetti lapsus d’azione: mettere via cose che dobbiamo invece usare oppure fare delle cose che non hanno senso.
Come interpretare i lapsus
Sigmund Freud sosteneva che i lapsus sono atti mancati, sono quello che a livello di inconscio pensiamo o vogliamo fare. Che nella maggior parte dei casi non pronunciamo di fronte ad altre persone oppure non compiamo. Ma fanno parte di noi. Del nostro inconscio e della nostra mente, della nostra psiche. Grazie a questi lapsus si può capire molto dell’individuo, anche se, come sottolineato precedentemente, nella maggior parte dei casi non ci si deve preoccupare, perché si tratta di piccole sviste innocenti.
Nella maggior parte dei casi spieghiamo i lapsus come problemi legati allo stress di tutti i giorni e alla frenesia dei nostri tempi. Ma si potrebbe anche dire che possono essere l’espressione di un desiderio che abbiamo deciso di reprimere. E di confinare in quel piccolo cassetto della memoria che è l’inconscio, dal quale però ogni tanto riescono a fuggire. Magari si tratta di desideri che vanno contro le regole o contro quello che è accettato socialmente ed è per questo che, quando emergono, proviamo imbarazzo. Perché magari mostrano un lato di noi stessi che non vorremmo uscisse fuori. Almeno non in quel modo.
I lapsus andrebbero però interpretati da uno psicologo, uno psicoterapeuta, uno psichiatra. Evitiamo il fai da te. Se notiamo che questi lapsus sono ricorrenti e intervengono troppo spesso a interferire con la nostra quotidianità, forse meglio chiedere un consulto per fugare ogni dubbio.
Lapsus freudiano, frasi e aforismi
I lapsus non sono stati indagati solo da Freud. Anche se le frasi più celebri sul tema le ha pronunciate lui. Anche altri autori famosi ne hanno parlato.
“I lapsus sono delle tremende spie“
Alda Merini
“Che nel lapsus si affermi proprio quell’idea che si vorrebbe escludere, è fatto molto comune“
Sigmund Freud
“Sul gioco di parole, infine, basta notare che senza umorismo la vita diventerebbe un’insopportabile via crucis: e puntualmente, come disse Giovanni Crisostomo, Gesù non ha mai riso. Non è il solo, e quelli come lui sembra che abbiano il problema di non riuscire a distinguere tra linguaggio e metalinguaggio, e di confondere i sensi letterali con quelli metaforici, e viceversa. Ben vengano dunque le battute, le spiritosaggini, i lapsus, i libri di Bartezzaghi, e quant’altro ci può ricordare che la vita è gioco, e che chi la prende troppo seriamente finisce di mettere, mettersi o venir messo in croce inutilmente“
Piergiorgio Odifreddi
“Il lapsus verbale diventa un mezzo di espressione mimico, e sovente invero per esprimere quel che non si voleva dire, diventa cioè un mezzo per tradire sé stessi“
Sigmund Freud
“Quando l’autore del lapsus dice qualcosa in proposito che a Lei va bene, egli diventa la massima autorità in merito. “Lo dice lui stesso!”. Ma quando ciò che dice non le va a genio, tutt’a un tratto ritiene che costui non valga nulla e che non gli si debba credere“
Sigmund Freud