Pietrina Oggianu e la fibromialgia, il racconto della scrittrice sarda su una malattia ancora poco conosciuta
Per molti si tratta ancora di "malati immaginari"
La scrittrice sarda Pietrina Oggianu parla della fibromialgia, una malattia ancora poco conosciuta che causa nei pazienti che ne soffrono dolori lancinanti. Chi ne soffre spesso non viene creduto: c’è ancora chi ritiene queste persone dei malati immaginari. E la società tende a isolare questi pazienti.
Pietrina Oggianu è una scrittrice sarda di 49 anni che purtroppo da sei anni combatte contro la fibromialgia. Malattia che le ha anche fatto perdere il lavoro. Ma non la volontà di combattere contro i pregiudizi che ancora circondano la patologia.
Distrutti due volte: dalla patologia e dalla società che ci considera malati immaginari. Non solo siamo massacrati dalla malattia, ma anche dalla società. Non ci vogliono, veniamo emarginati al lavoro, giudicati e criticati: non ci credono perché apparentemente sembriamo sani.
Siamo prigionieri di un dolore che non ci abbandona mai, che non ci fa dormire. Devo prendere la morfina mattina e sera anche per riuscire a camminare. Un male che ti devasta il corpo, è come essere picchiati tutti i giorni, ma anche l’anima, con improvvisi attacchi di panico. Il primo nemico è la depressione: sentendosi non creduto, emarginato e inutile un malato può facilmente cadere nel tunnel.
Pietrina Oggianu e la fibromialgia: il racconto di chi combatte contro i pregiudizi
La scrittrice sarda ne ha parlato anche nel romanzo “Avrei voluto urlare“, scritto dal letto con il telefono nonostante i sintomi della fibromialgia non le dessero tregua:
È stata una fatica immensa, ma ho sentito il dovere di raccontare cosa vuol dire convivere con la fibromialgia. In questi anni ho scoperto un mondo di dolore che va oltre quello fisico: tanta solitudine, ragazze che non parlano con i genitori perché considerate nullafacenti, donne lasciate dai mariti perché non riescono più ad avere rapporti sessuali ad avere una vita serena. Ho scritto il libro per far conoscere la malattia, per sensibilizzare le istituzioni e per dare voce a tutti gli invisibili.
Come combattere i pregiudizi?
Guardando oltre l’apparenza. Ascoltando chi soffre, creando un dialogo di accoglienza e empatia. I malati dovrebbero essere sostenuti, non commiserati: siamo guerriere da ammirare.