A tavola con… Catia Nafissi
Umbra ma da tempo cittadina milanese, cucina con il cuore per la sua famiglia. Il suo lusso? Non accendere i fornelli
Oggi per la Vigilia di Natale, vi lascio con l’intervista ad una persona speciale, magari la leggerete tra l’acquisto dell’ultimo regalo di Natale e la preparazione della cena di stasera!
Catia è una donna che ha scelto di mollare tutto e vivere la sua vita godendosi la sua famiglia: suo marito, con cui è sposata da 23 anni, e i suoi due figli di 17 e 11 anni.
Il suo è un percorso di mamma-tuttofare-moglie-lavoratrice-pendolare, identico a quella di moltissime altre donne con vita frenetica e faticosa.
Ha lavorato per 25 anni in pubblicità, pianificazione media. Un ambiente di lavoro dinamico dove trionfa la meritocrazia tra brunch, conference call, staff meeting e brainstorming. Dieci ore al giorno in ufficio e due di spostamenti, tra code in auto e treni di pendolari. La gestione dei figli ovviamente in tutto questo è stata affidata a nonni e tate.
La sua frase preferita è del celebre Beppe Viola “Tengo duro per migliorare il mio record mondiale di mancata carriera”.
Cercava di destreggiarsi tra mille impegni, cercando di limitare i danni, perchè tutto non lo si può fare.
Così per molti anni, fino al fatidico giorno in cui si è detta: questa non è vita. E ha dato le dimissioni.
Adesso aiuta suo marito nel lavoro e segue i suoi figli. I sacrifici economici dati dalla mancanza di un reddito in famiglia sono enormi ma, come dice lei, ampiamente ripagati.
Ha un iPhone (di seconda mano che le hanno regalato) e un Blackberry. Si era detta “li provo qualche giorno entrambi e poi decido quale dei due tenere”.
Sono passati sei mesi e non riesce a separarsi da nessuno dei due.
Cerca di tenersi informata, soprattutto in rete, quotidiani online, vari blog e ovviamente social network.
Ammette di aver sviluppato una gravissima forma di dipendenza da tutto questo, ma non le dispiace.
Non è mai stata un’attivista e non ha mai avuto tessere di partito, ma ha aderito con entusiasmo al progetto di #Sulatesta Ricominciadate.it , un movimento di cittadini nato per fare attività di pressione su tutta la classe politica e spingere quel cambiamento che sono in molti a volere.
Si riconosce pienamente nei punti della carta del movimento, una serie di proposte concrete su quelli che sono ritenuti i valori non negoziabili di una società civile: giustizia sociale, tutela della scuola pubblica, diritti civili, sanità, lotta all’evasione e redistribuzione, stato laico, giustizia e informazione libera.
Lei stessa dice: “Non è necessario che tutti i cittadini si impegnino attivamente, ma credo che l’indifferenza, la rassegnazione, il non schierarsi e non prendere mai posizione siano il male peggiore di questa generazione, dobbiamo reagire.”
Ora conosciamola a tavola!
Il tuo piatto preferito qual è e perché?
Le mie origini sono umbre ma mio marito è di Milano e con lui ho sposato anche la cucina milanese (anche perché il vero cuoco di casa è lui). Senza dubbio il piatto che preferisco è la Cassoeula. Saprei anche come prepararla (e un paio di volte l’ho anche fatto, giuro), ma la mia vera abilità sta nel riuscire, con la sola forza del pensiero, a far arrivare la telefonata di un invito a pranzo di mia suocera che in fatto di Cassoeula è senza ombra di dubbio uno dei maggiori esperti di tutta l’area Milano e provincia. Ovviamente con questo piatto non si può bere acqua, ma purtroppo sono astemia e accompagno ogni sana abbuffata degustando calici di Coca-Cola, a questo punto gli intenditori inorridiscono. Posso capirli.
Se fossi uno chef che tipo di ristorante avresti?
Avrei una pizzeria, la pizza per me è un piatto base, a cui non potrei mai rinunciare.
Puoi prepararla in mille modi, ma la sostanza non cambia e non stanca, è un piatto affidabile, una garanzia, con la pizza non sbagli mai. È un pasto completo, ma non è necessario stare a tavola delle ore per consumarlo. Mi piacerebbe un ambiente informale e accogliente, dove si resta poco a seduti a tavola (per me restarci delle ore è una vera tortura). Dedicherei parte del locale a degli spazi dove sistemarsi dopo aver mangiato, un bel giardino e dei divani intorno ad un camino e spazi gioco per i bambini, un posto dove se si vuole si può passare il pomeriggio o la serata, con gli amici o conoscendo gente nuova. Probabilmente non guadagneremmo abbastanza, ma sarebbe divertente.
Qual è l’odore del cibo che ti ricorda la tua infanzia?
Sono cresciuta mangiando pasta fresca fatta in casa e formaggi, affettati e carne di maiale nostrani.
Ogni anno a Natale si andava in Umbria dai nonni per “ammazzare il maiale”, un vero e proprio rito che coinvolgeva tutto il paese e durava giorni, si finiva in una casa e si ricominciava in un’altra.
Gli odori della carne alla brace, quelli della preparazione dei salumi e della pasta fresca fatta in casa (quando noi bambini ci svegliavamo alle 10 e la nonna ci sistemava sul tavolo in cucina, ancora in pigiama, a fare i tortellini), le tavolate vicino al camino. Sono questi, senza dubbio, i più bei ricordi della mia infanzia.
Se fossi uno snack/uno spuntino cosa saresti?
Sarei un immenso distributore di snack e bibite, quelli dove ci trovi di tutto e hai l’imbarazzo della scelta, certo la qualità del singolo prodotto non è delle migliori, ma il vantaggio sta nella varietà dell’offerta.
Noi donne spesso siamo così, cerchiamo di fare di tutto e se non abbiamo una particolare abilità o vocazione crediamo di fare tutto male, pensiamo di disperdere tutte le nostre energie in mille attività diverse, siamo sempre presenti e operative: a casa, in famiglia, al lavoro, con gli amici, abbiamo hobby, facciamo attività fisica, abbiamo interessi e mille impegni, la scuola dei ragazzi, i comitati genitori, l’impegno sociale e poi c’è il parrucchiere. Riusciamo sempre a trovare il modo di sminuire quello che facciamo e in ogni singola attività troviamo chi è più bravo ed efficiente di noi.
La nostra grande forza invece è proprio questa, la versatilità, l’abilità nel riuscire ad adattarci a qualsiasi situazione e a tirarne fuori il meglio. Troppo facile dedicarsi, anima e corpo con successo, ad una sola attività, quella per cui siamo più portati e trascurare tutto il resto.
Non so fare niente, ma faccio tutto bene.
È questo quello di cui dobbiamo convincerci.
Quando il cibo è una coccola/comfort food, che cosa ti prepari o ti concedi?
Non mi piace associare il cibo a degli stati d’animo, lo trovo sbagliato e pericoloso, mangio solo quando ho fame e mi gratifica farlo quando ne sento il bisogno. Ai miei figli non ho mai chiesto di finire tutto quello che avevano nel piatto, non li ho mai lodati quando mangiavano tutto o rimproverati se si rifiutavano di mangiare. Sono stata fortunata perché in famiglia mangiamo tanto, di tutto e con regolarità. Il metabolismo e l’attività fisica fanno il resto, per fortuna nessuno di noi ha problemi di sovrappeso.
Quando sono sola in casa non cucino mai, apro la dispensa e mangio quello che trovo, la mia coccola è non accendere il gas.
Dato che siamo donne al passo con i tempi… un consiglio tecnologico? cosa non deve mancare in una cucina di un’amante del cibo secondo te? (elettrodomestici, app, tecnologie varie)
Sono vittima della tecnologia, fosse per me avrei una casa completamente automatizzata, ma non la cucina, dove non voglio nemmeno la tv. Per me è il luogo dove il nucleo familiare si ritrova, ognuno con le sue storie quotidiane, rappresenta la genuinità e l’amore per le cose semplici. In cucina non deve mancare mai un set di coltelli perfettamente affilati e di diverse misure, tutto il resto è superfluo.
E per finire per tutte le Bigogirl che ci leggono, hai un consiglio da dare per rimanere in forma o un trucchetto che usi dopo una grande mangiata?
Dopo una bella mangiata una bella dormita.
L’attività fisica, che non deve mancare mai, fatela il giorno dopo.
Mangiate quello che vi pare con moderazione, ma senza sensi di colpa, pensate che se vi piace così tanto e vi rende felici non può farvi male. Sentirsi liberi da ogni imposizione aiuta a non eccedere e a dare il giusto valore al cibo. Godersi una sana mangiata aiuta a smaltire poi tutto nel migliore dei modi.
In realtà non so se sia veramente così, ma mi piace pensarlo.