Arrivano da Sulmona i confetti del principe Harry e di Meghan Markle
Le nozze reali sono un po' Made in Italy.
Alzi la mano chi per il proprio matrimonio ha scelto i confetti che arrivano da Sulmona. Quando pensiamo alla città abruzzese subito ci vengono in mente questi dolcetti piccoli, croccanti e dai mille gusti che possono aiutarci a celebrare ogni festa importante. Dal Battesimo al matrimonio, passando per Comunioni, Cresime, Lauree e molto altro ancora. Sappiate che anche il principe Harry e Meghan Markle per il giorno del loro matrimonio hanno scelto i confetti Made in Sulmona.
Saranno dell’azienda Pelino di Sulmona i confetti che gli invitati al matrimonio di Harry e Meghan, che sarà celebrato sabato 19 maggio 2018, potranno assaporare per festeggiare gli sposi, come è stato reso noto da un comunicato arrivato direttamente dall’azienda abruzzese. E non è la prima volta che la Casa Reale inglese compie questa scelta Made in Italy.
“E’ una tradizione per l’azienda che la lega alla Corona inglese ormai da tempo. Prima il matrimonio di Carlo e Diana e, poi, per William e Kate. Un Made in Italy eccellente che continua a far parlare di sé per come viene prodotto (niente farina, niente amido ma solo zucchero e mandorle di Avola, le migliori)“.
Anche Meghan e Harry potranno continuare questa bella tradizione di famiglia che ci fa onore, perché i confetti italiani sono conosciuti in ogni angolo del mondo. E a quanto pare sono una bella consuetudine anche per una famiglia importante come quella che da anni regna in Inghilterra.
La Pelino fa parte dell’associazione Internazionale Les Hènokien che dal 1981 unisce le aziente storiche: del resto la sua ricetta per creare confetti, originaria e originale di Sulmona, è la stessa del 1400, per poter avere un prodotto unico al mondo.
“Non possiamo che essere soddisfatti di poter celebrare con i nostri confetti l’ennesimo matrimonio reale. Siamo abituati ad eventi importanti, soprattutto con la Corona inglese, ma per noi gli atti di stima sono sempre uno stimolo ed un atto di riconoscenza verso il nostro lavoro, quello, che portiamo avanti dal 1783 di padre in figlio“.