Come si fa la birra artigianale
Scopriamo come nasce questo tipo di birra!
Come nasce una birra artigianale? Sicuramente per tutti gli appassionati della bionda con le bollicine si tratta di un nuovo modo di assaporare la birra: abituati al gusto delle birre commerciali, che un po’ si assomigliano tutte, ecco l’esplosione delle birre artigianali, ognuna con il suo sapore particolare e anche la sua storia da raccontare. Ma quando avete assaporato con piacere la vostra bionda, vi siete mai chiesti cosa c’è dietro quella bottiglia? Qual è il procedimento e l’idea che porta alla sua creazione? Oggi vogliamo raccontarvelo!
Per potervi parlare di birra artigianale, abbiamo parlato con uno dei birrifici artigianali italiani più premiati al mondo: Collesi sorge ad Apecchio, un un piccolo comune marchigiano dell’Appennino centrale, al confine tra Marche, Umbria e Toscana, dove pulsano i caratteri più autentici del Bel Paese. Storia, arte, natura, sapori, antichi mestieri: tutto racchiuso in questa cittadina di montagna, che conta appena 2 mila abitanti ma che da qualche anno si sta facendo conoscere come Città della Birra.
L’arte della birra, come viene definita dal birrificio che è stato scelto anche da Joe Bastianich come unica birra italiana per i suoi 100 ristoranti negli Stati Uniti, nasce nella ricerca delle materie prime, come l’orzo e il luppolo, che in questo caso arrivano dalle tenute di Apecchio. Per realizzare le sue 6 varietà di birra (ambrata, chiara, rossa, nera, triplo malto) l’azienda coltiva gli ingredienti principali, che sono sottoposti a controlli microbiologici e organolettici durante tutte le fasi di produzione.
La birra viene prodotta ancora oggi osservando l’antica e preziosa ricetta dei monaci grazie all’esperienza dei loro Mastri Birrai, custodi della migliore tradizione belga. Gli orzi maturati vengono lavorati in un maltificio: selezionati, puliti, immessi per 3-4 giorni nelle vasche di macerazione dove l’acqua (tra i 12-15 gradi e continuamente cambiata) e ossigeno permettono la germinazione. Quando raggiunge l’umidità necessaria, l’orzo rimane per una settimana nei cassoni di germinazione e poi il malto viene fatto essiccare e torrefatto.
L’orzo maltato, che ormai è come una farina, viene miscelato con acqua tiepida nei bollitori, a una temperatura di 70-90 gradi. Il processo dura circa tre ore e si aggiunge una prima parte di luppolo, che dà il sapore amarognolo alla birra e il suo aroma. L’ammostatura, con il malto che diventa mosto, è terminata dopo un ulteriore processo che porta poi alla cottura, che dura circa un paio d’ore, durante le quali viene aggiunta la seconda parte del luppolo. Il mosto viene ora ripulito e raffreddato per andare nei fermentatori, dove si aggiunge il lievito per la prima fermentazione. Il tempo di maturazione è diverso per ogni tipo di birra.
Alla fine del processo, la birra viene filtrata con una centrifuga e poi in un serbatoio si aggiungono lievito e zucchero, per poi andare nei fusti stivati nella sala di fermentazione a una temperatura di 25 gradi per 10 giorni. Parte la seconda fermentazione, che avviene nei fusti: l’anidride carbonica che si forma dà perlage alla birra, ma è anche il suo conservante naturale, per un self life che dura circa 8 mesi.
Ed ora, è il momento di berla: ALLA VOSTRA!