Warhol a Roma: in mostra 150 opere del suo più appassionato collezionista
Il collezionista Peter Brant ricostruisce con quest'esposizione tanto l'artista quanto l'amico Andy Warhol
Dal 18 aprile fino al 28 settembre, dopo Frida Roma offre al pubblico un’altra mostra molto attesa, Warhol, presso la Fondazione Roma Museo, Palazzo Cipolla.
L’esposizione non solo mette in mostra uno degli artisti più influenti del ‘900 attraverso 150 opere ma ricostruisce con queste anche la storia di uno tra i suoi più appassionati collezionisti, Peter Brant, curatore della mostra e fondatore della Brant Foundation dalla quale provengono le opere esposte. “La mostra è unʼoccasione rarissima per il pubblico di poter vedere uno dei gruppi di opere più importanti dellʼartista americano – scrive il curatore Francesco Bonami – raccolto non da un semplice, per quanto appassionato, collezionista ma da un personaggio, Peter Brant, intimo amico di Warhol con il quale ha condiviso gli anni artisticamente e culturalmente più vivaci della New York degli anni ʻ60 e ʻ70”.
Con la Pop Art la dimensione massificata e pubblica dell’uomo comune irrompe nell’arte e questa s’ispira all’ambiente cittadino, al linguaggio dei mass media e ai prodotti di consumo. Andy Warhol, che debutta come disegnatore pubblicitario negli anni ’50, ha colto in netto anticipo la fascinazione della società contemporanea per la celebrità, il successo, la spettacolarità del dolore e della morte, il bisogno di trovare simboli comuni da condividere.
Per Warhol, la celebrità era tanto nelle persone quanto negli oggetti di largo consumo: nessuna differenza fra una diva, una lattina di zuppa, una bottiglia di coca, una notizia di cronaca.
Dalla collezione di Peter Brant, iniziata nel 1967 quando la Pop Art era celebrata da un gruppo di ammiratori internazionali, ma ancora osteggiata dal mondo artistico newyorchese, Palazzo Cipolla espone una coloratissima e precoce Liz del 1963, le prime Campbellʼs Sup e Coke, insieme a Disaster, due splendide Marilyn, una del 1962 – lei appena morta – e una delle 4 Shot
Marilyn del 1964, i dipinti trapassati in fronte dal colpo di pistola sparato in studio da unʼamica del fotografo Billy Name. Così pure saranno presenti in mostra altre icone di Warhol: le Brillo Box e i primi Flowers del 1964. In mostra anche i Mao, le Ladies and Gentlemen – la serie dedicata alle Drag Queens di New York – e un gran numero di Skulls, i teschi che
dal 1976 in poi si moltiplicano nel suo lavoro. Unʼintera sala è dedicata alle polaroid che ritraggono i personaggi della New York anni ʻ60 mentre la mostra chiude con l’omaggio dell’artista a Leonardo Da Vinci con Last Supper, 1986. Un anno dopo, nel 1987, Warhol moriva.
“Andy – racconta Brant- spicca come una figura alla Leonardo: un personaggio di grande saggezza, che è stato importante per il cinema, per la performance e in termini di immaginario. Questo ha fatto sì che abbia influenzato molti, molti artisti delle generazioni successive”. E aggiunge “Si tratta di mettere alla prova la mente del pubblico, sfidandolo a contemplare qualcosa di straordinario. Non è questione di valore o di conforto; stiamo parlando di idee, ed è questa la cosa più interessante nellʼarte contemporanea.”
Rimanendo in tema di celebrità, contemporaneamente alla mostra Warhol, Palazzo Cipolla ospita le opere del grande
fotografo Terry OʼNeill con una retrospettiva intitolata Terry OʼNeill. Pop Icons.
Una carrellata di ritratti che raccontano attraverso i volti dei miti del cinema, della musica, della moda, della
politica e dello sport, la carriera artistica del fotografo inglese.