La genetica non è un'opinione: lo dimostra un progetto fotografico
Un progetto fotografico nato quasi per caso dimostra che la genetica non è un'opinione
Il bambino è appena nato e subito si sprecano i commenti su genitori, nonni e prozii da cui avrebbe “preso” occhi, naso, bocca, mento, orecchie e via dicendo. Non c’è niente da fare, per quanto tutti possiamo essere consapevoli della velocità in cui evolve l’aspetto di un neonato, la competizione tra stirpi e rami familiari è così agguerrita da inebetirci totalmente. Ma cos’è che ci rende così orgogliosi nel vedere in chi ci segue nell’albero genealogico le nostre fattezze, cos’è che rende così affascinante la somiglianza tra membri della stessa famiglia? Forse il fatto che, in un certo senso, in esse vediamo il futuro?
Il progetto fotografico “Portraits Génétiques” di Ulric Colette, fotografo canadese autodidatta, semplice quanto geniale, esplora le somiglianze tra membri della stessa famiglia unendo due metà dei volti di genitori e figli, fratelli, cugini e via dicendo. I risultati sono davvero sorprendenti!
Colette è arrivato a concepire il suo progetto assolutamente per caso quando, lavorando ad altro, ha messo insieme la prima immagine, quella di lui con suo figlio di 7 anni (sopra). Ci ha provato poi con sua cugina (sotto) e con altri membri della sua famiglia. Il progetto è poi cresciuto e passato alla ribalta dei media internazionali. Ora Colette vuole raggiungere il traguardo delle 100 foto per raccoglierle in una pubblicazione cartacea – in realtà non è semplice come potrebbe sembrare a prima vista: per ogni foto infatti è necessario un ambiente controllato, scattare molte immagini, metterle a confronto e scegliere il giusto paio di ritratti.
Ma il risultato c’è: queste immagini sembrano ritrarre le persone nel loro passato presente e futuro. I geni non mentono.