Il caffè del museo: un luogo ricco di sorprese
Il caffè del museo si trasforma divenendo luogo di esperienza ludico-sensoriale
C’era una volta la gita al museo. Le visite guidate, le scorribande di gruppo o i percorsi in solitaria. E alla fine, immancabile, la sosta al bar per un caffè o, dove fosse possibile, anche per un pranzo, con vassoio di plastica e fila alla cassa e il ricordo di quell’esperienza estetico-culturale già lontano, spazzato via dalla diffusa mediocrità di questo luogo di ristorazione.
Altri tempi. Oggi, mentre l’esperienza museale si avvale sempre più di soluzioni comunicative basate sull’interattività e la multimedialità, il caffè del museo diviene sempre più spesso uno spazio versatile in cui il design sofisticato si fonde con il relax dopo una mostra e lo shopping al bookstore. Perimetro confinato della pausa, dove riprendere fiato e recuperare forza nelle gambe senza per questo interrompere l’esperienza del museo, ma al massimo chiudendola in bellezza. Così pure da frequentare indipendentemente dall’esperienza del museo, per l’esclusività e la bellezza dell’ambiente.
I caffè più belli
La classica collocazione è all’ultimo piano: fra i più bei caffè dei musei a vantare una vista a perdita d’occhio ricordiamo Georges, nel Centre Pompidou di Parigi, il Café on Level Seven in cima alla Tate Modern di Londra, da cui si gode di uno dei più bei panorami della città, la caffetteria sotto la cupola del Bundestag, nel palazzo del Reichstag, con una vista unica su Berlino, così pure il caffè del museo Mori Art di Tokio la cui vista, al 52° piano, domina la metropoli nipponica.
Ma non tutti i grandi caffè sono tra le nuvole. Spesso le finestre si affacciano su un giardino di sculture: accade al M.O.M.A. di New York, ma anche alla Triennale di Milano, dove gli avventori del bistrot, seduti su una sedia di design a piacere, possono ammirare, tra le altre, le opere di Gaetano Pesce.
È magico il caffè del Louisiana Museum of Modern Art sul Mar Baltico, nei pressi di Copenhagen, dove si può sorseggiare una cioccolata calda di fronte al caminetto acceso e fuori il mare, dove nei giorni più limpidi si vede la Scozia, mentre l’atmosfera del Deep Blue Cafè allo Science Museum di Londra è decisamente fantascientifica, con lunghi tavoli dai piani bianchi luminosi e luci al neon per un ristoro da ritorno al futuro.
E il menù non può certo essere da meno. Così, di fianco alle opere d’arte che pure talvolta si possono ammirare direttamente nello spazio del caffè – come con l’installazione di Liam Gillick voluta per il The Wright, il ristorante del Guggenheim di New York – si espongono i menù di grandi chef di richiamo come Danny Meyer allo Whitney Museum of American Art.
E chi rientra più a vedere la mostra?