Zaha Hadid contro il maschilismo in architettura
Ci fanno riflettere i commenti dell'architetto anglo-iracheno a una ricerca inglese sul ruolo della donna nel mondo dell'architettura: molto c'è ancora da fare per la parità
Si fa molto parlare di abbattere il famoso tetto di cristallo, favorire l’ingresso delle donne nei luoghi di rappresentanza, quote rosa e quant’altro. C’è chi dice che sono necessarie, c’è chi dice, spesso anche tra le donne, che è giusto che i ruoli di responsabilità vadano a chi è in grado di gestirli. Io appartengo al primo gruppo: le quote rosa sono necessarie a far cambiare mentalità agli uomini rispetto alle capacità “femminili” e alle donne rispetto al ruolo che possono assumere nella società. Servono, altresì, a permettere a queste donne di acquisire competenze e fare esperienze da cui finora sono state escluse. Aggiungo che potremo farne a meno quando saremo veramente una società meritocratica, in cui i ruoli di responsabilità vanno in effetti ai più meritevoli. Vi chiederete: Alessia, ma non scrivevi di design & dintorni tu?! Bè sì, è vero, sono uscita un po’ dal seminato: mi sono fatta prendere, scusate. Anche se in realtà tutto nasce da un fatto che qualcosa a che fare con questa rubrica ce l’ha.
Zaha Hadid, celebre e geniale architetto anglo-iracheno residente a Londra, si è infatti recentemente “sfogata” con l’Observer, riguardo all’atteggiamento a suo dire addirittura “misogino” del mondo dell’architettura britannico. Secondo la Hadid, le cose non stanno affatto migliorando per gli architetti donna in Gran Bretagna, anzi, crede che non sia cambiato molto negli ultimi trent’anni. In particolare pare che le donne siano indirizzate su piccoli progetti come abitazioni, edifici pubblici, ecc. mentre sarebbero ritenute non idonee a sviluppare progetti commerciali su larga scala. La colpa non è degli uomini, secondo la Hadid, bensì della società che non si è sviluppata in modo tale da permettere alla donna un rientro al lavoro non problematico dopo un periodo di assenza.
Ma da dove nasce la rabbia dell’architetto, tra gli altri, del MAXXI di Roma? Da una ricerca della rivista Architects’ Journal, secondo la quale due terzi degli architetti donna avrebbe subìto discriminazioni sessuali sul luogo di lavoro, mentre il 61% sarebbe convinto che i clienti nell’industria edilizia non hanno fiducia nella professionalità femminile. E se questa è la situazione in Inghilterra, non c’è da sperare che in Italia sia migliore… O sì?