Come funziona Tinder?
Uno sguardo più da vicino sulla chiaccherata app
Vi siete mai chiesti come funzionano certe app? Quali sono i criteri utilizzati dai programmatori che creano gli algoritmi delle vostre applicazioni preferite? Anche senza nessuna competenza di programmazione informatica ci si aspetta che app incentrate sulla ricerca di dati e informazioni o app di shopping siano abbastanza lineari nella loro creazione: cosa succede invece quando la app sceglie per voi? Questo è il caso di una delle app più usate (non da noi italiani ovviamente), ovvero Tinder e poco tempo fa gli sviluppatori hanno svelato il mistero dietro questa famosa applicazione. Pronte a scoprire come funziona?
Cos’è Tinder
Partiamo dalle basi, cos’è Tinder e come funziona?
Tinder (disponibile per iOS e Android) è un’app di dating, uno strumento a cavallo tra lo speed dating e il social network, ma molto (molto) meno pretenzioso rispetto ai più conosciuti. Una volta creato il proprio profilo (operazione che dura massimo dieci minuti) l’applicazione vi chiederà a quale genere siete interessati, se uomini o donne, di che età e quanto siete disposti a spingervi lontano per conoscere un altro utente.
Impostati i parametri base della ricerca vi verranno sottoposte alcune scelte e voi dovrete decidere se i profili dei ragazzi/e che vedrete vi piacciono oppure no: qualora ci fosse una corrispondenza (“vi siete piaciuti a vicenda“) allora potrete chattare con la persona in questione.
Capiamo bene i possibili utilizzi di questa app: trovare seriamente un partner da conoscere approfonditamente oppure lanciarsi in un’esperienza di una notte a basta. Secondo un articolo di Vice.com, che ripercorre le tragicomiche vicende di uno dei redattori alle prese con Tinder, noi italiani non abbiamo capito esattamente come usare correttamente la app nonostante molti ragazzi l’abbiano comunque scaricata.
Come funziona
Una volta capito le meccaniche della app la legittima domanda è: come fa Tinder a propormi ragazzi/e che potrebbero potenzialmente piacermi? Come fa a scegliere per me?
Stando alle parole del CEO di Tinder Sean Rad rilasciate in un’intervista a FastCompany, la app assegna un punteggio a ogni utente in base a quante volte le altre persone l’hanno like-ato: è logico che l’algoritmo è molto più complesso di così ed è più corretto affermare che il punteggio non rappresenta un dato oggettivo basato su quanto siamo attraenti, ma più su un dato potenziale rispetto alla nostra desiderabilità.
Si parla di desiderio e non di attrazione per il semplice fatto che le motivazioni che portano un utente a sceglierne un altro sono sempre molto personali: c’è chi si basa sulle sensazioni suscitate dalla foto profilo, chi tenta di costruire un’ipotetica immagine attraverso la descrizione del profilo o chi semplicemente è troppo pigro per fare più di 5 kilometri.
È facile capire anche che l’algoritmo non può funzionare solo sugli apprezzamenti perché se contasse solo la quantità di cuoricini collezionati il punteggio sarebbe direttamente proporzionale alla durata di utilizzo della app, ovvero da quanto tempo abbiamo registrato l’account.
Il nostro punteggio rimane sempre interno al sito e non viene mai comunicato agli utenti, ma in base a queste poche informazioni sapremo sempre che le persone che ci vengono proposte avranno un punteggio di desiderabilità simile al nostro. Sempre nell’intervista di FastCompany, Jonathan Badeen (il VP of product di Tinder) ha paragonato il matchmaking di Tinder (ovvero il processo che permette la connessione degli utenti) a quello di un videogioco: quando si gioca online il matchmaking si basa solitamente sul livello di abilità del giocatore, il numero di vittorie o sconfitte e così via, e così accade anche per Tinder.
Dove sta la “fregatura”?
L’idea di Tinder può piacere oppure no, dipende dal vostro punto di vista. Alla redattrice di Vanity Fair, che nel settembre dell’anno scorso scrisse un pezzo in cui aggrediva pesantemente l’app, a quanto pare Tinder non piace per niente, e non a caso l’articolo ai tempi alzò un grande polverone pubblico, vedendo l’account Twitter di Tinder preso d’assalto.
Una domanda legittima è se esistono già dei parametri di selezione iniziale (sesso, età e area geografica) perché creare anche un punteggio interno in base ai voti degli altri utenti? Semplice, perché l’applicazione per essere scaricata deve funzionare, quindi per funzionare dovrà sempre dare all’utente la percezione che su Tinder esistono bei ragazzi/e disponibili che potresti incontrare nel giro di un’ora.
Anche se ai piani alti di Tinder tutti mettano grande enfasi sulla complessità dell’algoritmo e sui parametri che decidono il nostro punteggio, la prima idea che ci si fa è che l’applicazione proponga agli utenti maggiormente desiderabili altri utenti come lui/lei, creando unioni belli con belli, e se non sei bello e desiderabile buona fortuna.
Non sappiamo esattamente come sia in realtà, ma una cosa è certa: se deciderete di creare un vostro account Tinder preparatevi a tutto e soprattutto fatelo solo se avete le idee ben chiare.
Credits: businessofapps.com, thoughtcatalog.com, wired.com, techinsider.io, extracalidad.com, pexels.com , youtube.com