Cos’è lo smart working e chi lo può fare?
Ecco tutto quello che c'è da sapere.
Cos’è lo smart working? Se ne parla tanto negli ultimi tempi e altro non è che il cosiddetto “lavoro agile”, quello cioè che non ha bisogno di un ufficio per essere svolto, ma che si può fare ovunque, a casa, in riva al mare, al bar, sul balcone, basta avere un computer e una connessione e il gioco è fatto. Ma è più facile a dirsi che a farsi, perché non tutti si possono permettere il lusso dello smart working, indicato solitamente per chi ha la partita Iva e, quindi, sempre in linea teorica, può gestire il suo tempo lavorativo.
Lo smart working è anche regolamentato dal Job Acts, un provvedimento del governo che stabilisce regole precise per chi una lavoro flessibile: la prestazione lavorativa cosiddetta agile deve essere svolta in parte fuori dagli uffici (4-8 giorni al mese) e deve durare non oltre il normale orario giornaliero e settimanale, sia se lavoriamo alla scrivania sia se siamo fuori.
Lo smart working di fatto ci fa dire addio a uffici e posto fisso della scrivania: in realtà già in molte aziende si è superata questa concezione arcaica del lavoro, permettendo a chi può di svolgere le attività da casa un tot di ore a settimana. Una vera e propria manna dal cielo, non vi pare?
Il lavoro agile, però, non fa per tutti: bello poter non andare in ufficio e lavorare in totale libertà, ma bisogna sapersi organizzare, bisogna organizzare in autonomia il proprio tempo di lavoro. E non tutti sono portati per questo. Bisogna poi avere una buona connessione internet se si lavora in rete e un computer portatile adatto alle mansioni che dobbiamo svolgere.
Tra i pro, soprattutto adesso che è stato regolamentato e non rischiamo più di trovarci a dover lavorare oltre l’orario di un normale ufficio, il fatto di poter gestire autonomamente il nostro tempo e non dover andare ogni giorno in ufficio.
Ci sono anche dei notevoli risparmi per quello che riguarda la benzina o il biglietto di treno e autobus e anche l’ambiente ringrazia. Più aziende dovrebbero promuovere lo smart working, non credete?