“E NON vissero felici e contenti”: le versioni originali delle fiabe più amate di sempre
La Disney le ha rivisitate, ma il "lieto fine" le favole non lo hanno mai avuto
La storia è complessa, molto e per giunta lascia anche un bel po’ di amaro in bocca, ma, si sa, la verità è sempre meglio saperla! Di cosa sto parlando? Avete presente le favole che da piccoli ci raccontavano e che ci hanno fatto compagnia per qualche anno della nostra vita?
Cenerentola, la Bella Addormentata, Alice nel paese delle Meraviglie e più di recente la Sirenetta, il Re Leone, Pocahontas e la Principessa e il Ranocchio… state pensando che a voi piacevano le altre? Tipo Aladdin, Hercules, Peter Pan, Il Gobbo di Notre Dame, Cappuccetto Rosso o Pinocchio?
Non vi preoccupate, nessuna si salva e persino l’infinito strazio della vita della Piccola Fiammiferaia alla quale durante la notte di Capodanno, tutta sola e sotto la neve, non era rimasto altro che vendere qualche fiammifero ai passanti, beh anche quella, nella versione originale, è ancora più angosciante.
Sì perché praticamente tutte le fiabe non hanno mai avuto, nella loro versione originale, un lieto fine e anzi tutte erano ricche di particolari strazianti e raccapriccianti, di abusi, violenza, di morte e tradimenti: ecco, questa è la verità.
Se vogliamo enfatizzare un po’, possiamo dire che erano quasi delle vere e proprio storie Horror, ma se dobbiamo dirla tutta e capire bene il perché delle cose dobbiamo liberarci da particolari melodrammatici a favore della cruda realtà. Tutte queste fiabe, più o meno, hanno origini antiche: gli anni in cui vennero scritte oscillano dal 1600 al 1800. A quell’epoca la vita era molto difficile e le storie servivano a educare i bambini alla vita reale, dura e crudele.
La morte, la fame, la povertà e il tradimento per pochi soldi o per banali e misere motivazioni erano all’ordine del giorno e quindi i bambini dovevano scoprirlo presto ed esserne consapevoli fin da subito. Non erano infatti dei racconti horror di per se, perché mancano tutti gli elementi che tali racconti devono avere, erano semplicemente storie vere della vita quotidiana dell’epoca, magari anche un po’ enfatizzati.
Volete conoscere qualche particolare in più?
La bella addormentata nel bosco
Vi smorzo subito la poesia: il re dopo averla trovata per caso, abusa della bella ragazza addormentata (che rimarrà tale per più di 9 mesi) fino a quando partorirà due gemellini frutto di quel rapporto rubato e si sveglierà solo quando uno dei due bambini succhiandole il dito le estrarrà la scheggia di lino, causa del suo lungo sonno. La Bella Addormentata è un racconto di Giambattista Basile del 1634: si ritiene che la sua versione insieme a quella di Perrault, del 1697, siano le basi di partenza dalle quali la Disney ha poi preso ispirazione per la versione che tutti conosciamo.
Dopo una serie di peripezie, il re che aveva abusato di lei, la ritrova e la sposa. Fine. Tutto qua.
Cenerentola
Ebbene sì, Cenerentola alla fine uccide la matrigna, già! Particolari macabri?
Eccovi accontentati: una sorella cattiva si taglia l’alluce in modo da potersi infilare la scarpetta e l’altra si affetta il tallone: il loro inganno è smascherato quando gli uccelli incantati di Cenerentola scovano il sangue sulle loro calze. Come punizione per la loro crudeltà, gli uccelli beccano loro gli occhi.
Persino il buon Perrault nel 1697 ne pubblicò una versione più soft dalla quale poi la Disney prese spunto per la nostra amata favola.
Entrambe le versioni di Perrault e Grimm contengono però degli elementi di La Gatta Cenerentola, pubblicato nel 1634 da Giambattista Basile.
Qui Cenerentola confida alla sua governante, apparentemente gentile, la crudeltà della sua matrigna.
La governante le consiglia quindi di risolvere il suo problema uccidendo la matrigna: detto, fatto. Cenerentola le romperà il collo, poi convincerà il padre a sposare la governante. Peccato che proprio questa governante nascondesse sette belle figlie, che, una volta venute allo scoperto, rubarono il cuore al padre della nostra Cenerentola, ormai l’ultima in classifica tra le più amate della famiglia.
Tutti iniziarono a maltrattarla, abusando di lei e la spedirono nelle cucine a lavorare come serva dandole il soprannome di “Gatta Cenerentola“.
Ah, dimenticavo: sapete come si chiamava in realtà “Cenerentola”? Zezolla… ehhh!
Zezolla però alla fine non è cosi sfortunata: il suo riscatto lo trova e non vivrà più in miseria, certo è che lasciando da parte per un attimo il nome non propriamente fine e femminile da favola, Cenerentolina non è stata proprio uno stinco di santo.
Ne volete di più? Ok, parliamo di Biancaneve.
Biancaneve
Partiamo dal presupposto che la storia tanto per cambiare è in tutto il suo sviluppo veramente pesante e inquietante: la regina ordina a un cacciatore di riportare i polmoni e il fegato di Biancaneve come prova della morte della principessa; la Regina cerca di uccidere Biancaneve tre volte, le stringe il corsetto talmente stretto da farla svenire, le spazzola i capelli con un pettine avvelenato e finalmente l’avvelena con la famosa mela rossa perfetta. Ma non finisce mica qui: arriva il principe, Biancaneve si sposa e che fine fa la Regina?
Nulla di che, viene costretta a indossare scarpe di ferro bollenti e fatta ballare fino a quando non muore. I Grimm questa volta traggono ispirazione da un altro racconto di Basile del 1634: “La schiavottella“. Siete sicuri di essere pronti a conoscere la storia?
Su una bambina grava una maledizione che la porterà a morire nel suo settimo anno di vita. Infatti, compiuti i sette anni, mentre la madre le sta pettinando i capelli, il pettine si conficca nel cranio, uccidendola (apparentemente). La madre dopo averla messa in sette bare di cristallo, poste l’una dentro l’altra (particolare su cui riflettere…), nascondendola poi in una camera del castello, muore di dolore. Un attimo prima della sua morte, però ,affida la chiave della stanza al fratello, zio della bambina, dicendogli di non aprire mai la porta.
Ovviamente esiste una moglie del fratello, che ovviamente si impossesserà della chiave, aprirà la porta e troverà una bellissima giovane donna dentro le bare di vetro (si perché nel frattempo la ragazza ha continuato a crescere). Cosa avrebbe mai potuto pensare? Che il marito la stesse tradendo nascondendo la ragazza proprio in quella stanza e proprio (ovvio) dentro sette bare di vetro una nell’altra.
Su tutte le furie, la donna trascina fuori per i capelli la nostra dolce Biancaneve, nel far questo le rimuove il pettine e rompe l’incantesimo. Biancaneve torna in vita, lei le taglia la chioma fluente e la frusta a sangue con i suoi stessi capelli, la trasforma in schiava personale e la picchia ogni giorno, rendendo i suoi occhi neri e la sua bocca così sanguinolenta da far sembrare che fosse stata mangiata dai piccioni. Biancaneve stremata decide di uccidersi, ma mentre affila la lama del coltello, racconta la sua storia a una bambola.
Sì, perché anche in questo caso, dopo una sequela di particolari da mente malata, c’è un lieto fine (insomma), lo zio ascolta e la trama si rivela: caccia la moglie, cura la nipote e la dà in moglie a un uomo (speriamo almeno piacesse a Biancaneve). Tutte le favole non sono nate come ce le hanno raccontate. La Sirenetta viene tradita dal principe e decide di uccidersi diventando per sempre schiuma del mare.
Il padre di Aladin viene ucciso e squartato. In Hercules, sua madre, dopo aver fatto sesso a tradimento con Zeus, dà alla luce il bambino che prima uccide il suo maestro di musica, poi si sposa con Megara e, in seguito, uccide tutti i figli che ha avuto con lei. Nel Gobbo di Notre Dame, la versione originale di Victor Hugo vuole che Quasimodo tradisse Esmeralda, saputo che questa aveva detto di non poterlo amare. La ragazza viene impiccata in piazza e lui, preso dal rimorso, si lascia morire di fame ai piedi della forca.
Nella versione originale di J.M. Barrie, Peter Pan uccide tutti i bimbi sperduti una volta diventati grandi. E per chiudere in bellezza, sapevate che la storia di Pocahontas in realtà è una storia vera?
Proprio cosi: oltre a finire con l’odiare John Smith dopo averlo sposato, la ragazza venne rapita e utilizzata come strumento di propaganda. È morta all’età di 21 anni. Se volete saperne di più e conoscere le varie versioni originali di tutte le fiabe della vostra infanzia, ecco alcuni libri interessanti da non perdere: di Jack Zipes, esperto di fama internazionale di fiabe, “Principessa Pel Di Topo e altre 41 fiabe da scoprire”, dove Zipes recupera molte delle storie dei Grimm pubblicate nella prima edizione del 1812.
“Grimm: tutte le fiabe” di Grimm, B. Dal Lago Veneri
“Capuccetto rosso: una fiaba vera” di S. Calabrese, D. Feltracco
“Fiabe italiane: raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino” di I.Calvino
“Fiabe italiane” di I.Calvino