E’morto Totò Riina, ripercorriamo la sua vita criminale dal “battesimo” di cosa nostra al suo arresto.
Questa mattina alle 3:37 è morto Totò Riina. Il bsos Corleonese di cosa nostra si è spento all’età di 87 anni. Dopo l’ultimo intervento chirurgico, imedici dissero che non ce l’avrebbe fatta, e dopo essere stato indotto al coma farmacologico è morto.
Qualche mese fa, gli fu rigettata la richiesta di scarcerazione perchè, secondo i giudici, poteva ancora esercitare un potere criminale nel caso in cui avesse fatto ritorno a Corleone. E’ morto, e andandosene, ha portato con sé tutti i suoi segreti. Tutti quei delitti e intrighi su cui si tenta di fare luce da anni.
Oggi vogliamo ripercorrere tutta la sua vita criminale, dal “battesimo”di cosa nostra, fino alle stragi dei dei giudici Falcone e Borsellino con le loro scorte. Negli anni è stato soprannominato ‘‘u curtu’ per la sua bassa statura, ma anche ‘la belva’, ‘l’animale’, ‘il demonio’, si legge sulle pagine di cronaca giudiziaria. Fino al ‘capo dei capi di Cosa nostra. Nato a Corleone nel 1930, a 18 anni arriva il suo “battesimo” quando uccise un suo coetaneo durante una rissa.
Fu condannato a 12 anni di carcere e, appena ne uscì, fu arruolato dal boss Luciano Liggio. Nel 1963, viene arrestato di nuovo perchè trovato in possesso di una pistola e documenti falsi. Torna a l’Ucciardone e ne esce nel 1969 per insufficienza di prove. Da allora inizia la sua lunga latitanza, durata oltre 20 anni e costellata di delitti eccellenti.
Impossibile dare un numero certo dei morti ammazzati. Pare siano più di 200 ma di sicuro c’è, che gli sono costati 26 ergastoli, il primo dei quali per un delitto commesso a Corleone negli anni ‘50.
L’accusa più grave nei suoi confronti è quella per gli attentati costati la vita ai magistrati Giovanni Falcone e Giulio Borsellino e alle rispettive scorte avvenuti entrambi nel 1992.
Riina era ancora imputato nel processo per la cosiddetta trattativa Stato – mafia e ha sempre seguito le udienze del processo in videoconferenza. Arrestato il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza, fino all’ultimo è stato considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa nostra.
Riina stava scontando 26 condanne all’ergastolo per decine di omiCidi.